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Attualità

Moncalvo: le regole anti-coronavirus dei bar

La nuova vita dei bar ai tempi del Covid-19. Alcuni si riorganizzano, altri invece decidono di chiudere. Per tutti una batosta economica.

Come ci si organizza

Linee rosse a segnalare le zone off-limts oppure grandi pannelli per avvisare della sospensione del servizio al bancone. È la nuova vita dei bar ai tempi del coronavirus. Le attività di somministrazione cibo e bevande sono state, fin dallo scoppio dell’emergenza, tra le più attenzionate sotto il profilo sanitario. Da domenica, anche nell’astigiano, sono entrate in vigore le nuove regole imposte dal decreto del presidente del consiglio. Regole che, seppur fortemente penalizzanti dal punto di vista economico, come ad esempio la chiusura anticipata alle ore 18 oppure il divieto di servire al banco, sono accettate per contribuire ad arginare il diffondersi del coronavirus.

“Sacrifici che siamo felici di fare”

“Abbiamo modificato completamente il nostro modo di lavorare – dicono Stefania e Fabrizio Ranco, titolari del Bar Roma nella centrale piazza Garibaldi di Moncalvo – abbiamo messo la sicurezza al primo posto. Per questo motivo abbiamo rivisto la disposizione interna del locale: abbiamo chiuso le aree dove i clienti non possono accedere, indicandole con un nastro adesivo rosso in modo che siano ben visibili. Tutti vengono serviti ai tavoli e, per garantire le distanze di sicurezza, abbiamo ridotto della metà la capienza massima della struttura. Chiudiamo, come da ordinanza, alle ore 18. Sono sacrifici che, però, siamo felici di fare per la protezione e la tranquillità dei nostri clienti e dei nostri collaboratori”.

“E’ dura ma ce la faremo”

Identiche precauzioni messe in campo anche dal Caffè del Moncalvo, storico locale in piazza Romita, zona meglio conosciuta dai moncalvesi come dazio. “Nessuno può essere servito al bancone – dice Pino Luongo che, insieme alla moglie Erika Carni, è il titolare del bar – e nessuno può prendere da solo brioches o cornetti. Il servizio è a nostra cura e con tutte le precauzioni del caso. Provvediamo, con continuità, alla sanificazione dei locali con particolare attenzione alle stoviglie e ai tavoli. La salute prima di tutto anche a discapito del guadagno. È dura ma ce la faremo. Queste regole limitano notevolmente le nostre attività. Grandi restrizioni per tutto il settore ma che affrontiamo con spirito di sacrificio, sperando che non sia tutto vanificato dall’incoscienza di qualcuno”.

“Chiudo. Non mi sono tirata indietro, l’ho fatto per senso civico”

Se alcuni locali hanno deciso di proseguire nelle proprie attività, pur limitate, altri hanno, invece, optato per uno stop volontario. Non per arrendersi ma per senso di responsabilità nei confronti della clientela, dello staff, di se stessi. È il caso del Fred’s Cafè di piazza Carlo Ablerto. “Ho deciso, per il momento, di tenere chiuso e penso che prolungherò la chiusura – ci confida la titolare Silvia Guarino –. Ritengo giuste queste regole e, dato che il nostro locale è piccolo, voglio rispettarle e garantire la sicurezza della clientela e dei miei dipendenti che sono la mia risorsa più importante e vanno tutelati. Non mi sono tirata indietro, l’ho fatto per senso civico. Purtroppo, anche se il bar è chiuso, le spese restano. È una perdita enorme. Non possiamo farcela da soli. A noi viene chiesto un sacrificio, e va bene, ma chi ci tutela? Chi ci aiuta? Anche moralmente è un disastro. Vado contro il mio stesso interesse ma il bar non vende generi di prima necessità e, quindi, è giusto chiudere”.

Subito misure di sostegno. Non lasciateci soli.

Aperti o chiusi, il pensiero che accomuna tutti è quello di aiutare a contenere il contagio e fare qualcosa di concreto per tutelare le persone. Al tempo stesso i gestori chiedono di non essere lasciati soli e l’introduzione di misure di sostegno alle imprese per scongiurare la perdita dei posti di lavoro. Andare avanti o fermarsi, la scelta non è semplice. Nella speranza che si ritorni, il prima possibile, alla normalità.

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