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Asti implementerà la rete ciclabile
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Nuove piste ciclabili: «Costi enormi e nessun beneficio»

La rete “Asti Cambia” accusa il Comune di aver ignorato le proposte del Tavolo partecipato

«Niente di tutto quello che abbiamo suggerito all’amministrazione Rasero è stato preso in considerazione nella delibera di Giunta, pubblicata il 23 marzo sull’Albo pretorio, che approva lo studio di fattibilità di Samep Mondo Engineering di Torino. È una decisione vergognosa anche perché l’amministrazione ci aveva garantito che avrebbe condiviso con noi i progetti finali prima di approvarli, ma nessuno è stato informato di nulla».

Dalla Rete Asti Cambia c’è molta amarezza, rabbia e delusione dopo la scoperta, avvenuta per caso, che l’amministrazione ha approvato in Giunta lo studio di fattibilità per investire i soldi, molti perché si parla di circa 658 mila euro, per estendere le piste ciclopedonali urbane e i servizi per i ciclisti. Proprio per trovare le soluzioni migliori da mettere in campo il Comune aveva aperto un tavolo di confronto sulla mobilità sostenibile dialogando con i rappresentanti di FIAB Asti, Cittadinanza Attiva, della Rete Asti Cambia, Legambiente, la CGIL, l’APRI e altre realtà locali.

Durante gli incontri, via web a causa delle restrizioni per contrastare la pandemia, era stato presentato nel dettaglio il progetto di estensione delle corsie ciclabili realizzato dalla FIAB in collaborazione con l’ingegner Riccardo Palma: un incremento di 15 Km di tracciati per un costo di appena 13.300 euro con l’intersezione delle corsie nei pressi delle scuole, cui si aggiungevano un’area parcheggio sicura vicino alla stazione ferroviaria, rastrelliere adeguate in centro (per impedire il furto delle bici) e un valido piano pedagogico di accompagnamento alla transizione “green” per studenti e cittadini.

«Ma niente di tutto questo è stato preso in considerazione – tuona la portavoce della Rete Asti Cambia Dennis Marcela Bejarano – Avevamo suggerito di predisporre delle corsie ciclabili anziché delle piste, molto meno impattanti, meno costose, in linea con quanto chiesto dalle normative vigenti, comprese le modifiche apportate al Codice della Strada, ma nel progetto approvato dalla Giunta si fa tutto il contrario, con modelli progettuali vecchi, che risalgono agli anni ‘90, costosi e fuori dal tempo».

La Rete Asti Cambia, che ha deciso di dare battaglia, civilmente, contro queste scelte a cominciare con una diretta Facebook che si terrà giovedì alle 21 sulla pagina del sodalizio, ha letto con attenzione lo Studio di fattibilità approvato e ne ha tratto delle conclusioni che definisce «inspiegabili».

«Tra finanziamenti Statali e Regionali – evidenziano i portavoce del gruppo in una nota stampa – spenderemo immediatamente 529.000 euro di cui 198.000 euro tra ciclostazione e parcheggi bici e 331 mila euro per un incremento risibile di 3,3 km di nuove ciclabili: 100.000 euro al km. Spendendo la stessa cifra (che chissà quando ricapiterà di poter investire sulla ciclabilità astigiana) avremmo potuto espandere maggiormente la rete ciclabile cittadina utilizzando gli strumenti messi a disposizione delle amministrazioni locali dai recenti DL e modifiche al C.d.S.. Se confermato nel suo attuale impianto, lo Studio mette nero su bianco l’ennesima occasione persa per la città e l’ennesima dimostrazione che si è “green” solo a parole perché, di fatto, non si effettuano interventi concreti e fruibili volti a massimizzare la transizione dei cittadini dall’utilizzo dell’automobile alla bicicletta. Sarebbe un altro pesante esempio di sperpero di denaro pubblico con benefici risibili per la cittadinanza, aggravato altresì dalla situazione economica drammatica in cui versa ormai una sempre più ampia fetta della città».

Dalla Rete fanno sapere che anche il parcheggio bici alla stazione non sarebbe realizzato in maniera fruibile, ma su due piani («si dovranno spingere le bici su una rampa?») e con la sola videosorveglianza». «Per non parlare dell’aspetto pedagogico: – conclude Bejarano – anziché collegare le scuole saranno collegati i supermercati».

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Una risposta

  1. Siamo alle solite. Le opere pubbliche costano in Italia 10 volte quello che costano in altri posti. 100.000 € al km per una ciclabile sembra uno sperpero di soldi pubblici; e poco importa se sono finanziati o se li ha approvati il consiglio comunale.
    Nessuno da noi deve rendere conto della congruità dei soldi spesi?

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