Sono sempre un passo avanti quando si parla di inclusione. Quella vera, quella praticata.
Sono Oscar Pastrone e Alessandro Dovico, le “anime” di OpenLab Asti, associazione ed impresa sociale che ha per mission rendere la tecnologia digitale ed informatica accessibile davvero a tutti.
OpenLab è nata sulle ceneri di Radis, associazione già presente 15 anni fa nell’Astigiano che si occupava di ritirare computer vecchi per ricondizionarli, dotarli di software liberi e metterli a disposizione di associazioni, enti e famiglie che non potevano permettersi di acquistarli, nè nuovi nè usati.
I due cardini sui quali si basava quell’idea sono rimasti: sfruttare l’efficienza tecnologica senza farsi prendere dal consumismo sfrenato e promuovere il software libero. Solo che oggi li hanno declinati in altro modo.
Il ritiro dei vecchi pc è pressochè tramontato (o meglio, limitato ad una richiesta precisa) perchè erano molte di più le persone che volevano disfarsene piuttosto di quelli che li richiedevano.
Ma anche per un altro motivo. «Ogni volta che qualcuno si presenta a noi per darci indietro il pc che ritengono vecchio ed obsoleto – spiega Oscar Pastrone – noi facciamo una diagnosi delle esigenze informatiche di quella persona e spesso, essendo di base (navigare su Internet, interagire con i social, inviare e ricevere mail e guardare video), riusciamo ad aggiornare il sistema operativo sul vecchio hardware.
Open Lab è andato oltre: durante la pandemia, con il progetto Re-Start ha recuperato 25 pc per gli studenti che non potevano permetterseli rimanendo tagliati fuori dalle lezioni in Dad.
E poi è arrivato SIMCAA, un progetto nuovo che sta prendendo velocemente piede in tutta Italia. Sono attualmente 10 mila gli utenti abbonati alla piattaforma studiata per chi necessita di messaggi in Comunicazione Aumentativa, quella che, attraverso simboli e figure consente anche ai ragazzi che hanno grandi difficoltà a leggere, di ricevere la stessa istruzione dei loro compagni.
Sviluppato con insegnanti, oggi SIMCAA è utilizzato per il 65% proprio dai docenti di sostegno e per la restante parte da privati, care giver, associazioni, case famiglie, genitori di bambini con bisogni speciali.
Ci sono anche molti docenti universitari fra gli abbonati di SIMCAA per presentare questa forma di comunicazione per illustrazioni ai futuri insegnanti.
Un sistema intuitivo che è stato adottato da intere classi per permettere ai compagni di classe dei ragazzi con bisogni speciali, di poter comunicare con loro.
Mano a mano che il progetto si sviluppa (attraverso il confronto con docenti, stakeholder, logopedisti, pediatri) la piattaforma si arricchisce di schede sulle varie materie.
Così si va dalla storia di Roma alle avvertenze sull’uso delle mascherine.
Il progetto si finanzia con un crowfunding privato ed istituzionale. Chi volesse contribuire può informarsi come su www.openlabasti.it
Perchè nessuno resti indietro.
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- Redazione