Conclusa la polemica, che è durata lo spazio di un mattino, è arrivata la solidarietà, concreta e calorosa, verso i profughi africani ospitati nella canonica di Gorzano. Sabato e domenica scorsi molti abitanti della frazione erano perplessi e preoccupati per l'arrivo di 40 giovani, dai 15 ai 30 anni, giunti a Gorzano in condizioni pietose, con i vestiti che indossavano prima di imbarcarsi per l'Italia, molti dei quali scalzi, altri con indumenti talmente mal ridotti da essere irrecuperabili…
Conclusa la polemica, che è durata lo spazio di un mattino, è arrivata la solidarietà, concreta e calorosa, verso i profughi africani ospitati nella canonica di Gorzano. Sabato e domenica scorsi molti abitanti della frazione erano perplessi e preoccupati per l'arrivo di 40 giovani, dai 15 ai 30 anni, giunti a Gorzano in condizioni pietose, con i vestiti che indossavano prima di imbarcarsi per l'Italia, molti dei quali scalzi, altri con indumenti talmente mal ridotti da essere irrecuperabili.
Parlano francese e inglese, qualcuno conosce solo il suo dialetto ed ha bisogno di un mediatore culturale o di altri che gli spieghino quel che accade. Tra questi Magassa Moussa, originario del Mali, arrivato in Italia dalla Libia, dove ha avuto vita difficile: «Sono andato là per lavorare -? dice -? ma sono stato trattato male, specialmente dai giovani, che mi hanno picchiato, punto con i coltelli, creato problemi in tutti i modi. In Libia c'è la guerra e non c'è spazio per chi cerca solo di lavorare». Magassa è giovane ed ha delle mani che sembrano di cuoio, tanto la pelle è cotta dalla fatica: appena ha potuto si è imbarcato pagando 600 euro ed è arrivato in Italia: adesso non sa cosa gli succederà, ma è contento perché è stato trattato bene ed ha avuto cibo, vestiti ed un letto per dormire.
La sede della Croce Rossa sandamianese, che ha gestito sin dall'inizio l'assistenza ai profughi, sabato pomeriggio è stata letteralmente intasata da indumenti di ogni genere: una signora di ottant'anni, per esempio, è arrivata con quaranta tubetti di dentifricio, in modo che nessuno ne restasse privo. Il social network Facebook è stato poi il tramite per quanti si informavano in tempo reale dell'evolversi della situazione e chiedevano che cosa poteva servire. Facebook è stata però anche la piazza su cui è stato criticato don Antonio Delmastro, accusato di non aver informato per tempo dell'arrivo e di aver dato la sua disponibilità all'accoglienza. Sono stati 127 i commenti negativi che gli sono stati rivolti. Ma che cosa ci si poteva aspettare da un sacerdote, se non che rispondesse al dovere dell'accoglienza? Sono stati molti i volontari che hanno immediatamente dato la loro disponibilità in tutti i modi necessari, cosicchè in pochissimo tempo i nuovi arrivati sono stati alloggiati, vestiti e sfamati.
Qualche preoccupazione è nata vedendo i militi della Croce Rossa indossare le mascherine, per cui si è temuto che ci fossero rischi sanitari, anche se era stata data ogni assicurazione al proposito: qualche genitore ha minacciato di non mandare i bambini all'asilo, ma poi nessuno lo ha fatto e lunedì mattina non c'erano assenti. I ragazzi degli Scout, del Mama Africa, i volontari dell'Estate Baby della parrocchia dei SS Cosma, il CIF, la Caritas, tutti hanno in qualche modo hanno fornito il loro contributo.
Nei prossimi giorni il gruppo dei profughi dovrebbe sciogliersi: alcuni andranno a Canelli, venti ad Asti, altri ancora resteranno a San Damiano (sette saranno alloggiati a Casa Bosticco e Casa Berroni), qualcuno andrà al Sermig di Torino.
r. r.