Il “Settembre astigiano” tra Enti locali senza soldi e troppe incognite sulle regole da seguire
Voci di Palazzo civico narrano di una Giunta “tranquilla” nella quale il sindaco di Asti Maurizio Rasero ha spiegato ai suoi assessori quanto emerso durante l’incontro di lunedì in Provincia, alla presenza del governatore del Piemonte Alberto Cirio, giunto in città per confermare che nonostante la pandemia e tutte le incognite del caso, la Douja, le Sagre e il Palio si faranno.
Verrà cambiato il format, le location (le Sagre, se fossero organizzate, verrebbero dislocate in buona parte della città per mantenere il distanziamento sociale ed evitare gli assembramenti), magari la Douja coinvolgerà le cantine dei produttori direttamente nei paesi, ma a questo punto il primo grande problema è dato dai soldi: Comune e Camera di Commercio non ne hanno da investire e anche la Fondazione CrAsti, che quest’anno non può contare sui dividenti della Banca, non potrà dare molto, come già annunciato dal riconfermato presidente Mario Sacco. La Fondazione “raschiando il barile” (parole di Sacco) qualcosa metterà sul piatto, ma a questo punto sarà la Regione a dover finanziare quasi tutto il “Settembre astigiano”, altrimenti non si farà nulla.
Un settembre su cui era già calato il sipario e che, improvvisamente, è tornato alla ribalta dopo le dichiarazioni del presidente Cirio.
Dichiarazioni che, dicono i più informati, avrebbero preso in contropiede perfino il sindaco Rasero e il presidente della Camera di Commercio Renato Goria ora coinvolti in un progetto last minute per salvare le manifestazioni date per archiviate, ipotizzando ciò che saranno le condizioni di settembre, comprese eventuali nuove restrizioni sanitarie.
Rasero: “Senza le condizioni sanitarie sono pronto ad annullare tutto anche il giorno prima”
“Ringraziamo la Regione che ha riconosciuto l’importanza strategica, anche per il turismo, delle nostre manifestazioni – commenta il sindaco – ma sia ben chiaro che se non ci saranno le condizioni sanitarie per la sicurezza dei cittadini sono pronto ad annullare tutto anche il giorno prima. Non saranno le manifestazioni viste fino all’anno scorso, ma per quanto mi riguarda la salute dei cittadini resta la priorità. C’è chi continua a dire che a me interessa fare il Palio, ma non è assolutamente vero. Il Palio non è una priorità”.
Rasero conferma che il Comune non ha soldi da investire negli eventi di settembre e anche l’assessore al bilancio Renato Berzano evidenzia questa mancanza di liquidità, tenuto conto che la pandemia ha già fatto perdere all’Ente circa 3 milioni di euro: “I 200mila euro per il Palio sono già stati investi altrove – racconta l’assessore – quindi aspettiamo di sapere chi pagherà e cosa: noi non possiamo sostenere quella spesa”.
Sagre in versione take away?
C’è poi da evidenziare che le Sagre, ammesso che si riesca a creare un format accettato dalle pro loco, vedrebbero le casette sparse in varie zone della città (questa l’ipotesi), forse con cucine da campo installante nelle vicinanze tenendo conto che nelle casette non potrebbero entrare decine di persone (come di solito avviene), ma pochi incaricati a distanza di sicurezza. Quanto cibo dovrà essere cucinato? Come faranno le pro loco a organizzarsi? Il vice sindaco Marcello Coppo suggerisce che l’uso delle nuove tecnologie potrebbe venire in soccorso, magari istituendo la possibilità di prenotare in anticipo l’ordinazione dei piatti così da far preparare il giusto quantitativo richiesto e ottimizzare i costi. Insomma, una sorta di take away in formato Sagre. Una soluzione interessante, ma che dovrebbe essere discussa al più presto e condivisa tra tutti gli attori. Esclusa, invece, l’ipotesi della sfilata alla quale non potrebbe partecipare il pubblico accalcato ai lati della strada.
Sul Palio, che non potrà avere assembramenti di alcun genere, restano i dubbi più grandi: come farlo? dove? “Ma una festa del Palio senza esultare al vincitore, senza abbracci, senza contatti fisici di alcun genere, ha senso?” domanda Coppo. Il Palio sarà oggetto di confronto nell’apposito Consiglio, ma anche in questo caso la sfilata sarebbe tecnicamente difficile da organizzare nel rispetto dei distanziamenti sociali.
Forse la Douja, che non avrebbe alcun concorso nazionale valido per una premiazione, potrebbe trasformarsi in una sorta di degustazione di vini, magari coinvolgendo i vincitori degli scorsi anni, ma anche qui è la Regione (o eventuali sponsor) che dovrà sostenere i costi di realizzazione.
Tutto questo facendo, come spiegato in conferenza stampa, “eventi di qualità” non campati per aria tanto per fare.
Fiera Carolingia: si pensa al recupero l’ultima domenica di settembre
Intanto il Comune sta valutando l’idea di recuperare nell’ultima domenica di settembre la Fiera Carolingia di maggio, fermata dal lockdown. E’ solo un’ipotesi su cui iniziare dei ragionamenti. “La Carolingia non si può organizzare in pochi giorni – continua il vice sindaco Coppo – quindi è giusto fare delle valutazioni, poi vedremo anche in base alla situazione sanitaria”. Non è ben chiaro se la Carolingia autunnale andrebbe a sostituire Arti e Mercanti, che non si dovrebbe tenere, o meno.
“Comunque se faremo qualcosa – conclude Rasero – sarà per gli astigiani e non per i turisti perché non abbiamo né i soldi né la possibilità di fare promozione dal momento che non c’è la certezza che le manifestazioni si tengano”.
C’è chi pensa che Asti debba portare avanti il suo “Settembre astigiano” al di là di tutto, per lanciare un segnale positivo, ma soprattutto per non lasciare campo libero ad Alba dove sembra che la Fiera del Tartufo si faccia. Fra meno di una settimana il dossier con il “Settembre astigiano” riveduto e corretto sarà pronto e si inizierà a discutere su qualcosa di tangibile nella consapevolezza di fare almeno un tentativo prima di gettare la spugna.
Una risposta
Usateli per le scuole i soldi. La gente capirà che è meglio avere scuole sicure e moderne invece che manifestazioni più o meno improbabili.