«Per garantire la continuità didattica, ed evitare il ricorso troppo elevato di supplenti, il Ministero dell’Istruzione deve modificare il sistema di reclutamento degli insegnanti».
Ne sono convinti i segretari regionali delle categorie Flc Cgil, Cisl scuola e Uil scuola Rua – rispettivamente Luisa Limone, Maria Grazia Penna e Diego Meli (nella foto in alto, è anche segretario provinciale ad Asti) – all’indomani del decreto sulle nomine in ruolo, che autorizza in Piemonte 3.727 posti di personale docente.
«Si tratta – spiegano – di un numero inferiore alla disponibilità. Anche quest’anno, quindi, si ripropone il problema della mancata strategia di investimento sulla scuola e l’irrisolto tema della selezione degli insegnanti, che non è funzionale alle esigenze delle scuole. Infatti, ancora una volta, il contingente per le immissioni in ruolo non sarà completamente coperto per la mancanza di aspiranti candidati nelle graduatorie».
«Il ministero – continuano – moltiplica le procedure, ma diminuisce i posti. Per dare stabilità al sistema scolastico piemontese, invece, deve modificare il sistema di reclutamento, aprendo le immissioni in ruolo, come già accaduto in passato (ad esempio nel primo anno di emergenza sanitaria, ndr), agli abilitati (coloro che hanno superato il concorso) presenti nella prima fascia delle graduatorie provinciali. Solo riaprendo il doppio canale la nostra regione non assisterà, come ormai da anni, al proliferare delle nomine per supplenza».
«Comunque – concludono – come sindacati seguiremo passo dopo passo tutti i passaggi per garantire che l’anno scolastico si avvii tutelando il diritto allo studio degli studenti e i diritti degli insegnanti e degli Ata (personale tecnico amministrativo e collaboratori scolastici) inseriti nelle varie graduatorie».
Le proposte della Uil scuola
Ad approfondire il tema Diego Meli. «Secondo noi della Uil – aggiunge – il sistema dei concorsi ha fatto il suo tempo e deve andare “in pensione”. Infatti, come il nostro sindacato fa presente da anni, impone allo Stato una ingente spesa, ha tempistiche nettamente lunghe che non collimano con le esigenze delle scuole, è spesso interessato da ricorsi e, inoltre, per come è impostato, certifica la conoscenza della materia da parte del candidato, ma non indaga sulla sua capacità di insegnarla. Per questo riteniamo che le immissioni in ruolo debbano essere aperte anche a supplenti con almeno tre anni di servizio alle spalle, previo parere positivo di una apposita commissione chiamata a valutare la capacità di insegnare».
Altra modifica, secondo la Uil, deve riguardare la selezione degli insegnanti di sostegno. «Quelli specializzati sono troppo pochi rispetto alle esigenze – conclude – per cui bisognerebbe rendere libero l’accesso ai percorsi di specializzazione attivati dalle università, attualmente a numero chiuso».