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Poteri dei dirigenti merito, precariatoI nodi del dibattito sulla Buona scuola
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Poteri dei dirigenti merito, precariato
I nodi del dibattito sulla Buona scuola

Benvenute vacanze estive. A festeggiare la fine dell'anno scolastico, giovedì, oltre 21.900 studenti delle scuole astigiane, dalle elementari alle medie, che hanno detto "arrivederci" a libri e lezioni per cominciare il lungo periodo di riposo che terminerà a metà settembre. Ma di scuola si continuerà comunque a parlare. Sia perché dalla prossima settimana cominceranno gli esami finali (lunedì 15 giugno si terrà la prima prova scritta per gli alunni di…

Benvenute vacanze estive. A festeggiare la fine dell'anno scolastico, giovedì, oltre 21.900 studenti delle scuole astigiane, dalle elementari alle medie, che hanno detto "arrivederci" a libri e lezioni per cominciare il lungo periodo di riposo che terminerà a metà settembre. Ma di scuola si continuerà comunque a parlare. Sia perché dalla prossima settimana cominceranno gli esami finali (lunedì 15 giugno si terrà la prima prova scritta per gli alunni di terza media, seguita il giorno successivo dall'avvio della Maturità per gli studenti di quinta superiore) sia perché quest'anno continuerà il dibattito sulla riforma della scuola proposta dal Governo Renzi, il disegno di legge cosiddetto sulla "Buona scuola". Licenziato dalla Camera dei deputati lo scorso 20 maggio, ora è in attesa di essere sottoposto all'approvazione dal Senato. In questi giorni è in corso, presso la Commissione Istruzione, la trattativa su centinaia di emendamenti (mentre martedì il Governo è "andato sotto" alla Commissione Affari Costituzionali). Le votazioni in commissione cominceranno lunedì 15 giugno, ma il Governo punta al varo definitivo, con passaggi in Senato e di nuovo alla Camera, entro il 30 giugno.

I punti principali del ddl
Riassumendo i punti principali del testo licenziato dalla Camera, vanno evidenziati innanzitutto i primi articoli, che disegnano i principi generali cui si ispira la riforma, puntando sulla completa realizzazione dell'autonomia scolastica (varata nel 1999 e partita nel 2000), concedendo una maggiore libertà nella gestione degli edifici, della didattica, dei progetti formativi e dei fondi a disposizione per ogni singola scuola. Le scuole avranno quindi l'onere di determinare triennalmente la propria offerta formativa, compito cui saranno legati altri adempimenti, tra cui la gestione dell'organico funzionale, un sistema che vuole cominciare a cambiare l'attuale modalità di reclutamento degli insegnanti (e quindi anche dei supplenti) mettendo a disposizione di una scuola una quota di insegnanti necessari per svolgere il piano dell'offerta formativa.
Quindi il testo parla del piano da 100.700 assunzioni di docenti a partire dal 1° settembre. I neo immessi in ruolo (gli inclusi nella graduatorie ad esaurimento della scuola primaria e secondaria e i vincitori degli ultimi concorsi a posti) verranno inseriti in albi territoriali da cui i dirigenti scolastici sceglieranno il personale necessario alla propria scuola con incarichi triennali rinnovabili. Inoltre il prossimo autunno verrà bandito un nuovo concorso per 60mila posti (dal 2016, poi, è previsto l'ingresso in ruolo solo più tramite concorso), mentre viene stabilito che i supplenti con più di 36 mesi di servizio su posto vacante non potranno vedersi rinnovato l'incarico (regola non retroattiva).
Quindi il disegno di legge parla delle competenze del dirigente scolastico: potrà scegliere i neo assunti dagli albi territoriali e premiare con bonus sullo stipendio i docenti migliori insieme al Comitato di valutazione della scuola, in cui nsarà affiancato da due insegnanti e due genitori (un genitore e uno studente alle superiori). Quindi, per arginare la dispersione scolastica, la riforma prevede l'attivazione di percorsi di alternanza scuola – lavoro di almeno 200 ore nei licei e di 400 ore negli istituti (tecnici e professionali), che potranno essere svolte anche nei periodi di sospensione delle attività.
E ancora, sono stati stanziati 4 miliardi per rendere più sicuri i 36mila edifici scolastici italiani e 30 milioni di euro per migliorare le competenze digitali degli studenti e svecchiare la didattica. Infine per le spese di aggiornamento (acquisto di libri, manuali, biglietti teatrali o di spettacoli) ogni insegnante avrà un budget annuale di 500 euro da spendere.

L'opposizione dei sindacati
Il testo ha subito incontrato l'opposizione dei sindacati, che su questo argomento hanno ritrovato l'unità. Nell'Astigiano, ad esempio, è stata avviata una mobilitazione promossa da Flc Cgil, Cisl scuola, Uil scuola e Snals. Diversi i punti critici sollevati.
«Innanzitutto – affermano Monica Boero, segretario provinciale Flc Cgil e Giuseppe Nosenzo, segretario Cisl scuola per Asti e Alessandria – il piano di stabilizzazione, che prevede l'assunzione di 100.700 docenti, che non condividiamo per due ragioni. Primo, perché questo numero è insufficiente a coprire il fabbisogno attuale. Secondo, perché crea delle disparità nella categoria, dato che esclude i supplenti inseriti nelle graduatorie di seconda e terza fascia. Inoltre, aspetto molto grave, il disegno di legge stabilisce che non si possono assumere a tempo determinato i supplenti che hanno più di 36 mesi di servizio su posto vacante, ovvero coloro che hanno sempre garantito il buon funzionamento della scuola e che non si sono mai visti riconoscere la stabilizzazione. In sostanza, recepisce "al contrario" la sentenza della Corte di Giustizia europea, secondo cui lo Stato italiano non può rinnovare illimitatamente i contratti precari per soddisfare esigenze permanenti e durevoli delle scuole statali». Secondo i sindacati, quindi, il piano straordinario di assunzioni deve riguardare tutti i precari, docenti e Ata, con 36 mesi di servizio anche senza abilitazione. Anche riguardo al concorso che il Governo intende bandire in autunno i sindacati non sono molto speranzosi perché, come afferma Nosenzo, «ad oggi non c'è la copertura finanziaria».
Sempre a livello di "forza lavoro", un'altra critica mossa dai sindacati riguarda la modalità di assunzione del personale in ruolo. «Sarà costituito un albo territoriale – affermano i segretari – dove verranno inseriti i docenti che entreranno in ruolo dopo l'entrata in vigore della legge, da cui i dirigenti scolastici potranno scegliere gli insegnanti per la propria scuola. Chi è già di ruolo manterrà la titolarità del posto, a meno che non voglia chiedere il trasferimento, nel cui caso verrà inserito nell'albo. In questo modo si cancella il diritto alla mobilità, perché nessuno, a fine carriera, vorrà essere messo in discussione e sottoposto alla scelta del dirigente».
Infine, polemica a toni accesi riguardo ai cosiddetti "super poteri" del dirigente scolastico. «L'obiettivo della riforma – concludono – è fare in modo che la scuola sia gestita come un'azienda. Il dirigente gestirà il budget assegnato alla scuola, sceglierà, valuterà e premierà con bonus sullo stipendio il personale. Il problema è che la valutazione degli insegnanti sarà effettuata insieme ad uno staff composto da due docenti e due genitori (nelle scuole superiori da un genitore e uno studente). Non ha senso: il professore verrebbe infatti giudicato da persone che non hanno le competenze adeguate (genitori e studenti) e che, oltretutto, sono "parte in causa". Noi non siamo contro la valutazione dei docenti, ma questa deve essere fatta in modo serio».
Contraria anche Luciana Moiso, segretario provinciale Uil scuola. «Il provvedimento del Governo è stato perfettamente capito dagli insegnanti che per questo protestano. Purtroppo questa "Buona scuola" è una storia nata male che rischia di concludersi peggio. Il Governo si ostina a non fare la cosa più sensata: un incontro risolutivo con i sindacati. In assenza di tale confronto seguiremo comunque le effettive modifiche negli emendamenti al Senato. Secondo noi devono essere garantite la pluralità culturale e la libertà di insegnamento, la stabilità del lavoro e le tutele contrattuali. A questo proposito sottolineo che, di fatto, con questo disegno di legge scompare il contratto e la scuola sarà l'unico comparto di lavoratori a non avere un contratto di lavoro cui fare riferimento».

Elisa Ferrando

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