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Attualità

Presto dai medici di famiglia
un algoritmo per il mal di testa

Una formula matematica per curare il mal di testa? Detto così sembra una battuta ma è una delle maggior novità emerse nel corso del VI° Congresso nazionale dell’Associazione nazionale di ricerca

Una formula matematica per curare il mal di testa? Detto così sembra una battuta ma è una delle maggior novità emerse nel corso del VI° Congresso nazionale dell’Associazione nazionale di ricerca sulle cefalee che si è tenuto nei giorni scorsi ad Asti. Infatti, uno dei maggiori problemi lamentati da sempre è la minor competenza dei medici di famiglia nella gestione dei pazienti cefalgici mai neurologi del Centro Cefalee dell’Università di Parma diretti dal professor Gian Camillo Manzoni, hanno messo a punto un algoritmo diagnostico e terapeutico appositamente studiato per non addetti ai lavori che consentirebbe anche ai medici di famiglia una gestione dìpiù agile e corretta di questo tipo di pazienti.

Doppio il vantaggio: da una parte il malato ha una risposta immediata al suo problema e dall’altra il sistema sanitario vedrà sfoltirsi le chilometriche liste di attesa presso i centri cefalee di tutta Italia. Il tema del congresso astigiano, organizzato dal primario di neurologia dell’ospedale Cardinal Massaia dottor Marco Aguggia in veste di presidente dell’Anircef, era costruito sulle cefalee nei contesti sociali. Di particolare interesse, dunque, i risultati di uno studio condotto dal Centro Cefalee del San Raffaele di Milano e dal Centro clinico di riabilitazione neurologica Hildebran di Brissago. Lo studio prende in considerazione l’aumento, negli ultimi anni, del ricorso alla medicina alternativa e all’omeopatia nella cura del mal di testa, soprattutto per i pazienti più giovani, quelli fra i 4 e i 16 anni.

A spingere verso queste soluzioni alternative il non voler assumere troppo a lungo farmaci per evitare i loro effetti collaterali, l’inefficacia delle terapie convenzionali, la voglia di tentare un approccio integrato alla malattia e l’innata tendenza dei più giovani a usare questo tipo di sostanze al posto dei farmaci. Si parla, oltre che di prodotti omeopatici, anche di altre sostanze come la valeriana, il ginko biloba, la boswellia serratia, l’agnocasto, i fiori della passione, di tiglio, vitamine B6 e B12, supplementi minerali, magnesio.
Fra le pratiche alternative anche il massaggio osteopatico, quello adyurvedico, lo shiatsu e poi lo yoga e l’agopuntura.

«Il problema -sottolineano gli autori dello studio- è che i neurologi non se ne rendono sufficientemente conto e intanto il 30% dei pazienti si autoprescrive terarapie alternative mentre nel 22% dei casi è su suggerimento di figure non mediche e nel 24% dietro consiglio del medico di base o del pediatra. Dovrebbero invece indagare meglio sull’uso delle terapie alternative ed essere maggiormente preparati sui problemi e i vantaggi del loro impiego». Un altro studio, questo di tipo più prettamente sociale, ha invece evidenziato come chi lavora in ospedale o in strutture mediche “predichino bene ma razzolino male” quando si tratta di curarsi il mal di testa.

Infatti, il personale sanitario, per questioni di turno, di sfasamento del ritmo sonno/veglio e per il forte carico di stress tipico di questo lavoro, è particolarmente soggetto alla cefalea. Un gruppo di neurologi dell’Università e degli Ospedali Riuniti di Ancona diretti dal professor Marco Bartolini ha voluto verificare come i colleghi affrontino il mal di testa scoprendo che nella maggior parte dei casi non vi prestano la giusta attenzione e tendono a curarsi da soli spesso con i farmaci sintomatici tanto sconsigliati ai pazienti; non si fanno visitare dai loro colleghi specialisti allungando poi a dismisura il ritardo nella prima visita (fino a 15 anni dall’insorgere dei disturbi).

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