Non cè scritto chiaramente, ma che si stia parlando di un dissesto economico è chiaro dal tono della lettera inviata nei giorni scorsi dal commissario prefettizio della Provincia a tutti i
Non cè scritto chiaramente, ma che si stia parlando di un dissesto economico è chiaro dal tono della lettera inviata nei giorni scorsi dal commissario prefettizio della Provincia a tutti i sindaci del territorio. La situazione appare chiara: bambole, non cè una lira! Non si tratta, purtroppo, di avanspettacolo, ma delle sorti della nostra Provincia, ormai da due anni abbandonata dalla politica e governata da commissari prefettizi, che hanno fatto e stanno facendo il loro dovere, per carità. Ma senza soldi lente non può essere amministrato da nessuno e miracoli non se ne possono fare. Secondo quanto riportato dalla lettera del prefetto i problemi maggiori ricadrebbero proprio sui 1350 chilometri di strade provinciali.
E in un clima così teso e complicato i sindaci del territorio stanno cercando unintesa che vada al di là delle partigianerie politiche e si collochi nella direzione di una programmazione chiara, semplice e condivisa da tutti. Non si tratta di creare divergenze tra interessi politici di parte – ha dichiarato il primo cittadino di Asti Fabrizio Brignolo – ma di trovare unintesa per governare lente, o almeno provarci, di comune accordo. Lidea è quella di formare una lista unitaria di sindaci e amministratori e da quella individuare i dieci consiglieri e il presidente di un ente, ormai declassato a organo di secondo grado. Ma non tutti sembrano concordare su questa linea. Molti amministratori vorrebbero dare vita ad una vera e propria protesta, ad una dimostrazione di forza che spinga il governo centrale ad occuparsi più direttamente ed efficacemente del problema, altrimenti nessun consiglio e nessun presidente.
Altri, invece, propenderebbero per rimboccarsi le maniche comunque, darsi da fare e provare a formare un gruppo governativo che abbia voglia di battere i pugni e farsi dare quanto necessario per gestire lente. Sembra che a prevalere sia questa seconda posizione, la posizione del buon senso che spinge gli astigiani ad assumersi sempre e comunque le proprie responsabilità e poi qualcosa capiterà. Certo che se un tempo neanche troppo lontano la Provincia poteva apparire come il trampolino di lancio per politici intenzionati a fare carriera, oggi lente di piazza Alfieri sembra più che altro come un ostacolo in più sul cammino degli amministratori. Un luogo dove creare scontento e perdere consensi.
Intanto, entro il 12 ottobre prossimo dovrà avere luogo la nomina del presidente provinciale e dei consiglieri, dopodichè il commissario prefettizio passerà la mano a loro e tutte le responsabilità cadranno sulle loro teste. Responsabilità di che cosa? Neppure questo appare ancora chiaro. Quali saranno le mansioni affidate al nuovo ente? La gestione delle scuole superiori potrebbe rimanere, come anche la gestione delle strade. Ma oltre a questi incarichi, di cosa si occuperà la Provincia? Di agricoltura? Di caccia? Di formazione? Bisognerebbe che da Roma chiarissero bene questi aspetti – ha detto Fabrizio Brignolo – ci facessero sapere una volta per tutte in che modo intendono ripartire le competenze tra i vari enti territoriali. Intanto nella capitale è stato creato un tavolo di concertazione tra governo ed enti locali per affrontare il problema e trovare soluzioni. Ma forse è giunta lora di dare concretezza alle troppe parole spese inutilmente e poco efficacemente in questi ultimi mesi.
f.d.