Ieri pomeriggio, quando i sindacati hanno ufficializzato che è stata presa la decisione di chiudere la Casa di Riposo “Città di Asti” chiamando un commissario liquidatore, si è innescata l’inevitabile discussione “politica” in cerca dei responsabili. Il fallimento dell’ex IPAB più grande del Piemonte, il secondo pensionato più grande d’Italia, è una bomba occupazionale e sociale che ha ben pochi precedenti in termini di impatto su persone, lavoratori e famiglie. Tutto questo a pochi giorni dal Natale in una momento storico ed economico devastante a causa del post Covid, della guerra e della crisi energetica. Una tempesta perfetta che non si vedeva dal caso Waya Assauto. Ed ora i politici astigiani pretendono che si faccia chiarezza sulle responsabilità del disastro.
Malandrone: «Sul presente e sul futuro dell’ex IPAB un silenzio assordante»
«Di 132 ospiti nessuno resterà nel Comune di Asti, ma saranno ricollocati nel nord e sud dell’Astigiano, il che è un disastro dal punto di vista psicologico per gli ospiti e loro parenti. E sarà un disagio nel futuro. – commenta il consigliere comunale di minoranza Mario Malandrone (Ambiente Asti) – A questo si aggiungono 35 posti dei senza tetto ospitati al Maina e il dramma per i 110 dipendenti, quelli con tempo indeterminato non hanno diritto ad ammortizzatori. Si prospetta un nuovo contenitore vuoto in città, ma anche crediti difficili da recuperare da parte dei creditori. Occorre quindi derogare al termine fissato per il 31 dicembre per il trasferimento degli ospiti, garantire la libertà di scelta (dove essere ricollocati ndr) e fare un piano per garantire un futuro ai lavoratori».
«Abbiamo sottoscritto e votato un ODG in Comune sulla questione Casa di Riposo, – continua il consigliere – in Regione non lo si è votato e crediamo che la Regione, la politica regionale e gli attori economici locali non abbiano fatto abbastanza per la più grande casa di riposo pubblica del Piemonte, sulla cui storia occorre fare approfondimenti, ma sul cui presente e futuro si è avuto un silenzio assordante».
Il PD all’attacco: «La Regione Piemonte è stata una spettatrice inerte»
A scaricare pesanti responsabilità in capo alla Regione sul fallimento del piano di salvataggio del Maina sono i consiglieri regionali del Partito Democratico Daniele Valle e Monica Canalis: «Con le dimissioni del commissario Pasino e della direttrice si è consumata una pagina davvero triste per la città di Asti. Il fallimento e la conseguente chiusura della Casa di Riposo “Città di Asti” sono il frutto di una situazione che ha visto la Regione Piemonte spettatrice inerte, nonostante i 120 posti letto convenzionati con il Sistema Sanitario Regionale. Avevamo sollecitato la Regione ad intervenire e a stare accanto ai lavoratori, agli ospiti e alle famiglie, mettendo risorse per diversificare i servizi e offrendo garanzie per cercare di porre rimedio alla grave crisi finanziaria. Nulla è stato fatto. Così a farne le spese saranno gli attuali degenti, per i quali si dovranno trovare nuove sistemazioni fuori dalla città di Asti, e gli oltre 100 lavoratori che vedono a rischio il loro futuro».
I consiglieri comunali del PD astigiano Maria Ferlisi, Michele Miravalle, Luciano Sutera e Roberto Vercelli, sono preoccupati per il futuro di ospiti e lavoratori: «Non stiamo parlando di pacchi di Natale, ma di persone con una dignità, una storia, delle famiglie alle spalle. Lo spostamento di struttura per molti di loro potrebbe avere conseguenze gravissime sulle loro fragili vite. A chi giova la chiusura della casa di riposo? Perchè i poteri pubblici e privati del territorio che avrebbe potuto intervenire prima che la situazione fosse compromessa, non lo hanno fatto? È stato fatto abbastanza per agevolare l’intervento di cordate di imprenditori interessati? Certamente i posti in convenzione con il servizio sanitario “fanno gola” a molte altre case di riposo del territorio. Siamo certi che a perderci sarà la città che da gennaio si troverà l’ennesimo contenitore vuoto e un luogo in meno dove affrontare le emergenze sociali e sanitarie della popolazione anziana».
Briccarello e Bosia: «Rasero chieda alla Regione di intervenire prospettando anche le sue dimissioni da sindaco»
Per i consiglieri comunali di Uniti si può, Vittoria Briccarello e Mauro Bosia, ci sono alcune questioni da chiarire senza indugi: «Tanti astigiani, che vedono nascere come funghi residenze per anziani ovunque in città e provincia, si chiedono come mai una struttura così ben dotata di spazi sia potuta naufragare miseramente. Lo “scaricabarile” che si determinerà a livello politico finirà con lo stabilire che i politici che hanno governato, per i diversi schieramenti negli anni, essendo tutti colpevoli finiranno per essere tutti innocenti. Uniti si può non accetta questa logica per due ragioni: quando abbiamo compreso che la situazione diveniva sempre più insostenibile e che nessun privato, anche a fronte di “patti grassi” come l’utilizzo di tutta la superficie del Maina, si sarebbe accollato la struttura, abbiamo proposto che la Regione tramite l’Asl AT, che avrebbe utilizzato il suo braccio operativo AMOS come accaduto in altre località del Piemonte, si facesse carico del problema. Su tale ipotesi non si è mai aperta una discussione, i Consiglieri di Uniti si può non hanno mai avuto alcuna risposta».
Bosia e Briccarello ricordano, inoltre, che all’ordine del giorno approvato in Consiglio comunale da tutti, tranne che dal gruppo di Fratelli d’Italia che aveva lasciato la seduta, non ha avuto alcun seguito. «Con l’ODG la Regione, tramite l’Asl AT avrebbe dovuto attuare un esistente accordo del 2006 per potenziare la struttura inserendo servizi altamente qualificati quali l’Hospice, indispensabile per Asti e un Reparto per Stati Neurovegetativi. Avrebbe dovuto farsi carico, nel tempo dei debiti della Casa di Riposo. Avrebbe dovuto garantire il mantenimento dei 120 posti “convenzionati” della struttura al fine di garantirne l’appetibilità di un eventuale soggetto esterno interessato all’acquisizione, avrebbe dovuto, di concerto con gli enti locali astigiani, prevedere un piano di sviluppo a carattere sociale utilizzando un sedime centrale in Asti altamente fruibile dal punto di vista urbanistico. Si sarebbe dovuto istituire un tavolo istituzionale permanente con la partecipazione di Sindacati e Banca cittadina. Ricordiamo – continuano i consiglieri – che l’ODG fu approvato da tutti tranne da Fratelli d’Italia che anzi, abbandonò tristemente la Sala Consigliare. Cosa ha fatto il vicepresidente della Regione, l’astigiano Fabio Carosso? Cosa ha fatto l’assessore regionale astigiano Marco Gabusi? Nulla. E cosa hanno fatto il sindaco Maurizio Rasero e la sua giunta per fare rispettare, almeno in parte un ODG votato anche dalla maggioranza e da tutto il Consiglio comunale?»
Da qui l’invito al sindaco Rasero a prendere decisioni clamorose: «Chiediamo al sindaco di fare il suo lavoro verso la Regione prospettando, se necessario, come ultima ratio, anche le sue dimissioni da primo cittadino di Asti, qualora la Regione non svolga adeguatamente un suo intervento. Ricordiamo inoltre che anche il neoeletto in Parlamento del territorio astigiano in maggioranza, l’ex assessore Marcello Coppo, nulla ha mosso negli equilibri di questa politica al massacro che Asti mai si sarebbe meritata».