L’Asp e l’annunciata rivoluzione del sistema di raccolta rifiuti cittadino, che dal 2022 passerà dal “porta a porta” alle ecoisole con cassonetti dotati di tessera elettronica, torna al centro del dibattito politico. In realtà il gruppo di Uniti si può e quello di Ambiente Asti non hanno mai abbassato “la guardia” sulle politiche aziendali della multiutility governata al 55% dal Comune e al 45% da NOS, il socio privato, nel quale IREN detiene una posizione dominante. Una recente interpellanza sull’abbandono del “porta a porta” non è stata sufficiente per analizzare le criticità che, secondo i due gruppi consiliari, verranno fuori una volta attivata la raccolta verticale dei rifiuti.
Così Mario Malandrone (Ambiente Asti), Mauro Bosia (Uniti si può) e con loro Giovanni Pensabene (Associazione a Sinistra) e Bruno Bego hanno voluto incontrare i giornalisti, alla Casa del Popolo, per chiarire tutte le loro perplessità a riguardo. «Questa amministrazione ha preso decisioni che vanno in controtendenza rispetto a quanto fatto fino a oggi nella raccolta rifiuti – commenta Bosia – Ci riferiamo a un “porta a porta” che è stato considerato un esempio in tutta Italia». Malandrone ha ricordato l’introduzione del sistema che si sta per abbandonare, ad eccezione dell’umido la cui raccolta resterà “porta a porta”, avvenuta negli anni 2000.
«Ora si vogliono attivare 410 isole ecologiche, – continua il consigliere di minoranza – un arcipelago di cassonetti; ma dove sono state fatte queste sperimentazioni è aumentato il numero di rifiuti abbandonati. A San Salvario, a Torino, l’immondizia abbandonata vicino ai cassonetti è cresciuta. Perfino le linee della Regione Piemonte sulla raccolta puntuale, “pago per i rifiuti che produco”, sconsigliano questa metodologia».
I timori sull’impatto ambientale
In particolare il timore lanciato dai gruppi di minoranza è quello di un aumento dell’indifferenziata nei cassonetti, oppure vicino ai contenitori per mancanza del badge necessario ad aprirli, di conseguenza una diminuzione della percentuale di rifiuti differenziati. «Si perderà in quantità e qualità nella raccolta differenziata» continuano Bosia e Malandrone. I vertici dell’Asp, presentando le nuove modalità di raccolta dei rifiuti, hanno anche spiegato il vantaggio che ci sarà in termini di sicurezza dei lavoratori essendo gli operatori ecologici particolarmente esposti a infortuni. Tutto sarà automatizzato e gestito dai mezzi che raccoglieranno e svuoteranno i bidoni senza bisogno dell’operatore di terra. «Capiamo il problema e non siamo insensibili, – continua Malandrone – ma esperti dicono che basterebbe rimodulare l’organizzazione del lavoro e l’utilizzo degli attuali mezzi per limitare gli infortuni tra gli addetti».
I costi della TARI
C’è poi la questione della TARI, la tassa rifiuti che pagano le utenze private e commerciali per coprire i costi della raccolta rifiuti, ma non solo. Una tassa particolarmente costosa, ad Asti, sopra la media di altre città simili e su cui l’amministrazione Rasero ha più volte annunciato di voler intervenire per rimodularla al ribasso. In effetti, stando a quanto spiegato dai vertici Asp, la nuova raccolta rifiuti porterà a una diminuzione, intorno al 7%, dei costi a carico del Comune che a sua volta dovrebbe far pagare meno la TARI ai contribuenti. Ma sarà davvero così? «Nel bilancio di previsione del 2022 i costi della TARI non cambiano – osservano Malandrone e Bosia – Quindi vorremmo chiedere all’assessore all’Ambiente, che è anche assessore al Bilancio, su quale base hanno detto che diminuiranno le bollette».
Nuova raccolta “verticale” dei rifiuti che, in ogni caso, sarà fattibile a fronte di un investimento in Asp di circa 6 milioni di euro da parte del socio privato: «Tutto questo – aggiunge Bosia – in assenza di un Piano industriale e dei Patti parasociali. Come sia possibile che il socio privato prenda una simile decisione non è chiaro» Secondo Giovanni Pensabene, che fu assessore all’Ambiente nella Giunta Voglino e che a suo tempo accelerò il progetto del “porta a porta”, «bisognava arrivare alla tariffazione puntuale e non tornare a un sistema che mi pare abbastanza antico dove c’è un forte rischio che chiunque possa gettare nei cassonetti che che vuole».
«Mi pare – aggiunge – che questa scelta sia stata decisa dai vertici dell’Asp, senza discuterla con la città o nel Consiglio comunale dov’è rimasto un assessore all’Ambiente, ma si sono estinte le politiche ambientali». Bruno Bego, ex dipendente di Asp, ha lanciato un monito sul fronte dell’occupazione: «Con il sistema “porta a porta” è stato dato lavoro a 87 persone e senza aggravio per l’utenza finale, – spiega – ma, secondo noi, il risparmio potrà esserci solo tagliando sui posti di lavoro. È questo che succederà?» Da tutti è poi arrivato l’invito a rinnovare i Patti parasociali dell’azienda, ma diversamente a quanto successo fino ad oggi, «aprendola al libero mercato, quindi alle gare pubbliche al miglior prezzo», come avvenuto di recente per la fornitura dell’energia elettrica.