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Riutilizzo degli spazi vuoti: il caso FuoriLuogo
Attualità

Riutilizzo degli spazi vuoti: il caso FuoriLuogo

Recuperare immobili dismessi e dare loro una nuova vita, trasformandoli in luoghi di socializzazione, di attività culturali e fucine di progetti ad ampio raggio. Confronto tra la Casa del Quartiere di Torino e FuoriLuogo Asti

Recuperare immobili dismessi e dare loro una nuova vita, trasformandoli in luoghi di socializzazione, di attività culturali e fucine di progetti ad ampio raggio. E’ ciò che il collettivo FuoriLuogo sta facendo ad Asti nell’ex palestra Muti, davanti al tribunale. Il fabbricato diventerà la nuova sede dell’associazione e teatro di attività culturali aperte a tutta la città. Ma come si recuperano questi spazi dismessi? E perché conviene a tutti, enti pubblici, privati, agli stessi cittadini, che questi spazi tornino ad essere vissuti? Le risposte sono state date venerdì mattina, nell’ex chiesa del Gesù, al Michelerio, durante un interessante incontro organizzato da Hangar Point nell’ambito di FuoriLuogo Festival. Una riflessione corale sulle “buone prassi” che portano a riutilizzare gli immobili dismessi con progetti innovativi, sostenibili dal punto di vista economico e, non meno importante, volano per l’occupazione.

Dopo l’introduzione affidata a Gianfranco Miroglio, presidente del Parco paleontologico astigiano che proprio col recupero dell’ex chiesa punta ad avere nuovi spazi espositivi per allargare il polo culturale, ha preso la parola Giovanni Campagnoli, esperto di project management di Hangar Point e autore del libro “Riusiamo l’Italia”.

«Lavoro con persone che, come antidoto alla crisi, puntano sulle loro passioni e sul loro talento. Queste operazioni di recupero non richiedono grandi investimenti, ma piuttosto idee, e sovente la vocazione storica dell’edificio valorizza ciò che si deve fare dentro». Campagnoli ha fornito alcuni dati interessanti: «In ogni spazio rigenerato ci lavorano in media 20 operatori, 13% continuativi, 34% temporanei e 53% come volontari. In Italia ci sono già 5.000 spazi riutilizzati e sempre più spesso il tema del riuso diventa appetibile anche per le aziende private che investono nel settore. Un esempio? Un’azienda di vernici che produce un colore speciale, da dare alle pareti e su cui è possibile scriverci sopra, ha l’interesse ad investire perché sa che il suo prodotto è molto richiesto e usato in questi immobili recuperati».

Roberto Arnaudo, direttore della Casa del Quartiere di Torino, altro esempio di recupero sociale di spazi abbandonati, ha sottolineato l’importanza di coinvolgere la comunità a tutti i livelli. «In queste operazioni è importante aprirsi e collaborare con altre realtà, uscire dalle mura del proprio progetto e provare a pensarsi con gli altri. Questo permette di reperire risorse: il nostro caso, infatti, è un ibrido tra intervento pubblico e privato, ma tutto ciò che viene realizzato nella Casa del Quartiere nasce con una logica di coprogettazione con altre realtà. Così possiamo coinvolgere anziani, bambini, immigrati, offrendo varie mission: sociali, aggregative, culturali, sette giorni su sette».

L’architetto astigiano Marco Pesce, tra i progettisti di FuoriLuogo nell’ex palestra Muti (con apertura prevista a metà dicembre), ha spiegato i dettagli dell’intervento, leggero, volto a mantenere lo stabile per quello che è oggi. «Quando si vengono a creare questi vuoti urbani si comportano come buchi neri ed esercitano azioni negative intorno a loro, portando gli spazi limitrofi a svuotarsi. Interventi come quello che stiamo facendo all’ex palestra Muti creano potenzialità intorno a loro e per tutta la città, energia culturale ed economica, sviluppando anticorpi al degrado del contesto urbano».

La sede astigiana di FuoriLuogo conterrà un palcoscenico, zona riviste, uno spazio espositivo permanente, una grande sala polifunzionale che diventerà platea in occasione di eventi, una zona bookshop, una caffetteria e, sopra un soppalco di circa 100 mq, un coworking fruibile anche da disabili grazie ad un apposito ascensore. La giornata di venerdì è stata l’occasione anche per una visita al cantiere dell’ex palestra Muti e per realizzare un laboratorio pomeridiano riservato ad associazioni e operatori impegnati in progetti culturali.

Riccardo Santagati

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