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Attualità

Rocca d’Arazzo, dopo la tomba si cerca il resto dell’insediamento romano con il georadar

Stamattina una squadra della Techgea a Valdorata dove nel 1997 avvenne il ritrovamento. Fra gli alberi di nocciolo ritrovati un embrice e alcuni mattoni risalenti all’epoca romana

Una speciale “caccia al tesoro”

Aveva tutti i contorni di una appassionante “caccia al tesoro” quella che stamattina si è tenuta a Valdorata di Rocca d’Arazzo a distanza di 23 anni dal ritrovamento, casuale, di una sepoltura romana.

Approfittando della presenza in paese di una squadra di geologi della Techgea (Stefania Fornelli Genot e Daniele Negri) incaricati di fare un’indagine nel sottosuolo della piazza davanti al Municipio in vista del rifacimento della pavimentazione, il sindaco Marco Maggiora insieme all’architetto Marina Cappellino e al giornalista e appassionato di storia locale Vanni Cornero hanno fatto un tentativo di ricerca di un eventuale insediamento romano sullo stesso sito in cui venne trovata la tomba.

Nel 1997 scoperta una tomba

Si tratta di un fazzoletto di terra al fondo di Valdorata, ora occupato da un noccioleto di proprietà di Aldo Piano, lo stesso agricoltore che nel 1997 aveva fatto la scoperta durante uno sbancamento.

Il georadar ha percorso la griglia virtuale segnata fra le piante di noccioli ma, ad una prima analisi, non sembra esserci null’altro sottoterra. Anche se è bastato sgattare un po’ sulla riva per rinvenire un embrice e alcuni mattoni risalenti sicuramente all’epoca romana, come ha riconosciuto l’architetto Cappellino forte di una lunga esperienza di lavoro archeologico.

Vanni Cornero con Aldo Piano, a destra, proprietario del noccioleto e autore del primo ritrovamento nel 1997 (foto Billi)

Insediamento lontano dalla Via Fulvia

Questo dimostra che in quell’area si era formato un piccolo insediamento romano, un po’ distanziato dalla Via Fulvia e ad avvalorare l’ipotesi anche il fatto che lì si trovi una fonte sorgiva, caratteristica di primo interesse per i romani alla ricerca di luoghi in cui costruire fattorie e rifugi.

Un insediamento di cui non si aveva alcuna notizia prima del 1997 (neppure nei numerosi testi dedicati alla storia di Rocca d’Arazzo) e che meriterebbe qualche approfondimento ulteriore ma da allora la Sovrintendenza non ha più fatto sapere nulla degli studi sui sopralluoghi che fece e sui reperti che ritirò e dei quali non vi è mai stata nè pubblicazione, nè restituzione.

Il sindaco Marco Maggiora mostra l’embrice e i mattoni ritrovati stamattina (foto Billi)

Vi era sepolta una donna

All’epoca erano stati rinvenuti nel tufo alcuni piccoli vasi, una lucerna ad olio, una moneta che un numismatico esperto riconobbe in un quarto di sesterzo e una fiala di vetro contenente un profumo, cosa che fece presumere come la persona sepolta fosse una donna. E poi i manufatti in terracotta che costituivano l’edicola funeraria.

La datazione fa risalire i manufatti a cavallo del primo e del secondo secolo dopo Cristo

All’epoca la tomba venne datata a cavallo fra il primo e il secondo secolo dopo Cristo, giudicando la moneta ritrovata. Con ogni probabilità si trovava a margine di una fattoria con magazzini e abitazione, ma le stratificazioni dei secoli successivi e gli sbancamenti in epoca moderna possono aver modificato, anche sensibilmente, lo stato dell’arte.

Di qui il tentativo, stamattina, di poter nuovamente individuare il perimetro dell’insediamento, confortati dal ritrovamento di ulteriori reperti come l’embrice (una grande tegola in terracotto) e i mattoni.

 

 

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