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Una delle prime visite del sindaco Rasero al campo rom
Attualità

Rom di Asti: fino a 6.000 euro alle famiglie che vanno via

2.000 euro per lasciare il campo, ulteriori contributi se vanno via entro agosto e un “maxi premio” finale se smontano la casetta ripulendo la piazzola

Il Comune di Asti prevede incentivi economici ai rom affinché vadano via

Nel tentativo di portare avanti il progetto di chiudere i campi nomadi della città, l’amministrazione comunale ha deciso di provare anche la strada dell’incentivo economico per convincere le famiglie, in questo caso rom, a lasciare l’area e possibilmente di farlo entro il 31 agosto, meglio ancora demolendo a loro spese le rispettive casette. A tracciare le linee guida di quella che potrebbe diventare una graduatoria “di incentivi all’esodo”, finanziata con 25.000 euro recuperati sul bilancio del Comune da un emendamento promosso da Fratelli d’Italia, è la delibera di Giunta 57 approvata all’unanimità martedì. Nel documento vengono quantificati i soldi che l’amministrazione comunale è disposta a dare ai rom, purché il nucleo familiare beneficiario non superi i 6.669,13 euro di ISEE: 2.000 euro per l’abbandono della piazzola cui si aggiungono 500 euro “in caso di restituzione al Comune della stessa, o dell’area occupata, entro il 31 agosto”; ulteriori 500 euro “nel caso la piazzola/area sia restituita sgombera da tutto, esclusa la casetta, ma con autorizzazione allo sgombero”; ulteriori 3.000 euro “in caso la piazzola/area sia restituita sgombera da tutto, inclusa la casetta”. In totale le famiglie rom più virtuose, che ottemperassero all’intera trafila richiesta dal Comune, potrebbero incassare fino a 6.000 euro.

Ma la proposta del vice sindaco Marcello Coppo, condivisa da tutti gli altri colleghi, prevede alcuni criteri per assegnare il punteggio utile a stilare la graduatoria finale: 3 punti per ogni minore sotto i 6 anni presente nel nucleo familiare, 2 per ogni minore con età superiore ai 6 anni, 5 punti per ogni disabile con invalidità superiore al 75%, 5 punti per ogni persona non autosufficiente, 6 punti nel caso la famiglia fosse in regola con il pagamento di tutte le fatture delle utenze domestiche (energia elettrica e acqua) e 1 punto se è in regola con il pagamento delle ultime due fatture.

Il bando è in attesa di valutazioni tecniche

Questa l’ipotesi sul tavolo approvata dalla Giunta che dovrebbe essere tradotta in un successivo bando dal dirigente dei servizi sociali. Come spiega il diretto interessato, Roberto Giolito, «in questo momento il bando è in attesa di approfondimenti perché dal punto di vista tecnico stiamo facendo tutte le valutazioni operative prima di procedere». Sembra che tra le valutazioni da fare ci sia anche un confronto con la Regione che a sua volta sarebbe intenzionata ad entrare nella delicata partita della chiusura dei campi nomadi in Piemonte o, per dirla come l’Unione Europea, al loro superamento.

L’Europa vorrebbe che i nomadi fossero inglobati nella società, e non più relegati in aree spesso insalubri e in condizioni sociali degradate, ma per fare ciò occorre che i Comuni si dotino di un Piano sociale che prevede l’inclusione dei nomadi, in primis i rom, in contesti abitativi residenziali o in cascine, l’osservanza dell’obbligo scolastico, l’inserimento nel mondo del lavoro, etc. Condizioni che la delibera di Giunta non prevede, come conferma non solo il dirigente Giolito, ma anche il segretario generale del Comune Giuseppe Formichella: «Questo non è un Piano sociale – spiega – ma si vuole dare ai nomadi la possibilità di trovare una nuova abitazione». Quindi si parla di ricollocazione abitativa, tenendo però presente che tutti gli eventuali beneficiari del contributo sono occupanti senza titolo di un terreno comunale. In sostanza già non avrebbero alcun titolo a vivere lì.

A motivare la scelta di procedere con l’assegnazione dei contributi è lo stesso vice sindaco Coppo esponente di Fratelli d’Italia. «Abbiamo avanzato 100mila euro grazie alla decisione, presa da questa amministrazione, di staccare la corrente ai campi e di obbligare i nomadi a dotarsi di un contatore per il pagamento dell’acqua potabile. Tenuto conto che non possiamo sgomberare, ma neanche vogliamo assegnare loro alloggi popolari o altre case, ci siamo limitati a fare un ragionamento: quanto viene dato dalla Regione a un cittadini sotto sfratto esecutivo? 8.000 euro. Noi ne prevediamo al massimo 6.000, ma con un evidente risparmio per le casse del Comune dovuto allo smantellamento delle casette ad opera di chi andrà via». Il vice sindaco precisa che i soldi saranno versati dopo le verifiche dell’avvenuto abbandono del campo e a seguito dell’accettazione della domanda predisposta dagli uffici.

«Non un centesimo in più»

Per il sindaco Maurizio Rasero «è un’iniziativa messa in piedi per il superamento dei campi usando risorse che arrivano dai risparmi ottenuti dall’installazione dei contatori della luce e dall’aver contingentato l’acqua. Non abbiamo messo a bilancio – precisa – un centesimo in più su quel campo».

Per l’assessore Marco Bona (Lega) l’incentivo economico ai rom non significa aver cambiato opinione rispetto ai tempi in cui il partito guidato da Salvini evocava “le ruspe”. «Innanzitutto si tratta di cifre bassissime, – replica – seguite ad azioni forti di controllo su quell’area. La linea non è cambiata e siamo in contatto con la Regione che a sua volta sta partecipando a un confronto con il Comune di Torino e la Diocesi per chiudere alcuni campi nomadi». Questo vuol dire che il Comune chiederà alla Diocesi di collaborare, non si sa ancora in che modo, per accogliere le famiglie nomadi in casa sua? «No, assolutamente – replica Bona – Nessuno vuole fare una cosa simile».

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