A confermarlo è Domenico Favale, segretario provinciale dell’Organizzazione sindacale autonoma della polizia penitenziaria di Asti
L’allarme lanciato nei giorni scorsi dall’Osapp (Sindacato di Polizia Penitenziaria) sulle mancate forniture di divise da lavoro, riguarda anche gli agenti in servizio alla Casa di Reclusione di Quarto.
A confermarlo è Domenico Favale, segretario provinciale dell’Organizzazione sindacale autonoma della polizia penitenziaria di Asti. «Semmai la nostra situazione è ancora peggiore del resto della regione – dice Favale, che ricorda ogni quanto il Ministero dell’Interno dovrebbe aggiornare le forniture di abbigliamento di servizio ai suoi uomini – La mimetica ogni due anni, le camicie ogni anno, la divisa completa ogni due anni e gli anfibi e le scarpe in generale ogni anno. Invece, i magazzini abbigliamento non vengono riforniti da 14 anni e da tempo non dispongono più di indumenti per sostituire quelli che si strappano, si logorano o non vanno più bene».
Come sopperiscono gli agenti di polizia penitenziaria?
«Come possono, mettendo in piedi una specie di “piazza del baratto” con i colleghi più disponibili – risponde Favale – Il collega che ingrassa o dimagrisce e ha bisogno di cambiare taglia, finchè riesce fa ricorso, a sue spese, alla bravura delle sarte, poi, quando non può più, prova a cercare colleghi con cui “scambiare” le taglie. Peggio quando invece i vestiti si strappano o le scarpe si bucano. Anche qui si cerca di rattopparli alla meglio e poi ci si rassegna a usarli anche se non in ordine».
Gli unici che hanno le divise nuove sono i nuovi agenti che arrivano in servizio alle carceri con quella data dalla scuola di Polizia. Ma rimane l’unica che hanno a loro disposizione e, se ad esempio si sporca, non hanno un cambio da usare per il tempo utile a portarla a lavare.
Daniela Peira