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“Sosteniamo con forza i valori della Costituzione per evitare un’altra Shoah”

Sono le parole del Prefetto Alfonso Terribile, stamattina in occasione della cerimonia istituzionale per il Giorno della Memoria

“Dobbiamo sostenere con forza i solidi valori sanciti dalla Costituzione – la libertà, il rispetto dell’altro – opponendo un netto rifiuto ad ogni forma di discriminazione, oppressione e violenza”.
E’ l’invito avanzato dal Prefetto di Asti, Alfonso Terribile, in occasione della cerimonia istituzionale, ospitata stamattina nel salone consiliare della Provincia e organizzata dalla Prefettura, in occasione del Giorno della Memoria. E’, questa, la ricorrenza che si celebra ogni anno il 27 gennaio in ricordo dello sterminio del popolo ebraico e dei deportati militari e politici italiani nei campi nazisti.
Alla cerimonia hanno preso parte le massime autorità provinciali e una rappresentanza di studenti astigiani (la classe V C del liceo classico Alfieri, accompagnata dalla docente Maria Rosa Poggio).

Le parole del Prefetto

La mattinata è cominciata con la proiezione di un video che proponeva la toccante testimonianza di Samuel Modiano – classe 1930 – uno degli ultimi superstiti della Shoah, che ha sottolineato di “non essere mai uscito da Auschwitz, in cui ero stato internato, perché i miei occhi hanno visto cose che non si possono cancellare”. Dopodiché è stata letta una nota di Maria De Benedetti, appartenente ad una delle più note famiglie ebraiche dell’Astigiano, che per l’occasione ha voluto far pervenire una significativa riflessione sul coraggio di ricordare.
Dopo i saluti del presidente della Provincia Paolo Lanfranco e del sindaco Maurizio Rasero, ha quindi preso la parola il Prefetto Terribile. “I ripetuti episodi di discriminazione e violenza, che ancora oggi continuano a verificarsi – ha affermato – rendono a noi tutti evidente quanto sia importante tenere alta l’attenzione contro ogni forma di emarginazione, lavorando per continuare a sostenere con forza i valori della libertà, del rispetto delle persone e della loro dignità. Ovvero, i solidi valori sanciti dalla Costituzione, opponendo un netto rifiuto ad ogni forma di oppressione e violenza”.
“Parimenti – ha continuato –  sono fondamentali la cultura, la conoscenza dei fatti storici, cioè l’antidoto più potente contro ogni forma di discriminazione. A questo proposito, nonostante l’emergenza sanitaria in atto, non abbiamo rinunciato ad ospitare almeno una rappresentanza degli studenti astigiani”.
“Il significato di questa giornata, quindi – ha concluso – è non dimenticare ma riflettere su quanto accaduto, avendo piena consapevolezza della direzione da seguire affinché non si ripeta una nuova Shoah”.

Gli interventi degli storici e degli studenti

A seguire gli approfondimenti storici curati da Nicoletta Fasano, ricercatrice dell’Israt, e del professor Edoardo Angelino, già insegnante di Storia e filosofia al liceo scientifico Vercelli, che hanno rispettivamente parlato dei meccanismi di esclusione delle diversità che hanno portato al genocidio e della memoria come motore di cittadinanza e spinta etico-morale per le nuove generazioni.
In particolare, Nicoletta Fasano ha voluto offrire quattro immagini  – tra cui il Manifesto della razza del 1938 e il libro pensato per i giovani, datato 1940, in cui si pronunciava già la parola sterminio quando Auschwitz era ancora un campo di prigionia – attraverso cui spiegare alcuni concetti salienti per comprendere come il genocidio sia il punto di arrivo di un percorso cominciato anni prima.
“E’ quindi normale – e mi si perdoni questo termine che può apparire irriverente – che ad un certo punto di questo percorso sia esistito il campo di sterminio di Auschwitz. La strada era già stata segnata: prima con l’individuazione della diversità e poi con la sua criminalizzazione e non accettazione”.
Al termine alcuni studenti della classe V C hanno letto le toccanti testimonianze tratte dalle memorie di Enrica Jona, Carlo Lajolo, Eo Baussano, Gino Valenzano e Biagio Benzi, deportati astigiani sopravvissuti all’internamento nei lager nazisti.
Gli interventi della mattinata sono stati intervallati dalla musica del trio d’archi  composto da Aba Rubolino, Margherita Valente ed Enrica Mondo, che hanno eseguito, tra gli altri,  “La vita è bella”, colonna sonora dell’omonimo film, e i brani della tradizione ebraica “Dana, dana”, “Hava nagila” e “Gam, gam”.

La consegna delle Medaglie d’Onore

Al termine della cerimonia il Prefetto Terribile, accompagnato dal sindaco Rasero, ha consegnato le Medaglie d’Onore concesse dal Presidente della Repubblica a Luigi Boero, Leonardo Demetrio e Carlo Zoppegni: tre cittadini astigiani, non più in vita, deportati ed internati nei lager nazisti e destinati al lavoro coatto per l’economia di guerra.
A riceverle Carla Boero, figlia di Luigi; Domenica e Pasquale Demetrio, figli di Leonardo; e Felice Zoppegni, figlio di Carlo.

A chi sono state assegnate

Ecco, quindi, chi erano i tre Astigiani alla cui memoria sono state concesse le onorificenze.

LUIGI BOERO
Nasce ad Asti il 22 novembre 1923. Di professione agricoltore, è chiamato alle armi, nell’Esercito, il 14 gennaio 1943. Dopo il periodo di addestramento, partecipa con il Battaglione “Fenestrelle” del 3° Reggimento Alpini alle durissime operazioni di guerra nei Balcani. Il 16 settembre 1943, in Montenegro, viene catturato dai Tedeschi, divenuti ex alleati a seguito dell’Armistizio firmato, pochi giorni prima, tra l’Italia e gli anglo-americani.
Chiuso in un carro bestiame, è portato nella Polonia occupata dai nazisti per essere internato nel famigerato Stalag di Lamsdorf, ove resiste, a prezzo di vessazioni sempre più spietate, alle lusinghe e alle promesse finalizzate ad ottenere la sua adesione alla Repubblica Sociale Italiana.
Liberato dall’Armata Rossa alla metà di marzo del 1945, ritorna ad Asti nei primi dell’ottobre del 1945, dopo una lunghissima e pericolosa odissea.

LEONARDO DEMETRIO
Nasce a Rutigliano, in provincia di Bari, il 22 ottobre 1921. Arruolatosi nella Guardia di Finanza nel novembre 1940, nell’aprile dell’anno successivo viene assegnato al XIII Battaglione mobilitato e distaccato presso il Comando Superiore della Guardia di Finanza di Atene.
Il 9 settembre 1943, dopo l’Armistizio, viene catturato a Volos dalle truppe tedesche e inviato in Germania, dove viene detenuto nei Campi di Sandbostel, Verden, Nienburg. Traferito nel marzo 1945 nel Campo di lavoro di Wangerooge, l’8 maggio 1945 viene liberato dai paracadutisti anglo-canadesi e avviato al Campo di raduno di Meppen, ove il 7 settembre 1945 è finalmente rimpatriato.
Insignito di varie ed importanti onorificenze, tra le quali due Croci al Merito di Guerra, è stato autorizzato a fregiarsi del distintivo d’onore per i patrioti “Volontari della Libertà”.
Nel 1984 ha ricevuto dal Presidente della Repubblica il Diploma d’Onore concesso ai combattenti per la libertà d’Italia 1943-1945.

CARLO ZOPPEGNI

Nasce a Celle Enomondo il 4 aprile 1914. Allo scoppio della Seconda guerra mondiale viene chiamato alle armi e arruolato nel 3° Reggimento Alpini, Battaglione Val Pellice. Dopo aver preso parte alle operazioni militari sul fronte occidentale, nel gennaio 1942 è inviato con il suo Reggimento in Montenegro. Dopo l’armistizio viene catturato dai Tedeschi e trasferito in una prigione di Belgrado, nella quale non erano infrequenti le fucilazioni dei detenuti. Qui, in una situazione di totale incertezza riguardo alla propria sorte, è rimasto fino alla fine della guerra, quando liberato, riesce finalmente a tornare in Italia.

 

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