«Il Comitato spontaneo di cittadini offre davvero un servizio di pubblica utilità dandoci un'occasione di confronto su una scelta, quella del teleriscaldamento, che coinvolgerà le persone per molti anni e che quindi non può essere affrontata a cuor leggero bensì in maniera ponderata». Con queste parole Marco Devecchi dell'Osservatorio del Paesaggio, ha dato avvio all'incontro di mercoledì sera al cinema Lumiére di corso Dante. In sala circa 150 persone…
«Il Comitato spontaneo di cittadini offre davvero un servizio di pubblica utilità dandoci un'occasione di confronto su una scelta, quella del teleriscaldamento, che coinvolgerà le persone per molti anni e che quindi non può essere affrontata a cuor leggero bensì in maniera ponderata». Con queste parole Marco Devecchi dell'Osservatorio del Paesaggio, ha dato avvio all'incontro di mercoledì sera al cinema Lumiére di corso Dante. In sala circa 150 persone, in gran parte residenti della zona, desiderose di capire meglio in cosa consiste lo schema di convenzione sul teleriscaldamento approvato nelle scorse settimane dalla Giunta Comunale. Ad oggi mancherebbe il progetto esecutivo ma la volontà dell'Amministrazione sarebbe quella di realizzare una centrale di 5000 mq con annesso "camino" nell'area dell'Ospedale andando a servire il nosocomio e 520 abitazioni intorno al perimetro del centro storico cittadino. Una scelta che, come lamentano gli organizzatori della serata, è stata compiuta senza coinvolgere né informare preventivamente la popolazione e senza neppure aver interpellato il Consiglio Comunale.
Il Comitato ha pertanto raccolto più di 500 firme autenticate consegnate in Municipio (il sindaco Brignolo, invitato, era assente causa un contemporaneo impegno all'Expo di Milano) per indire un referendum senza quorum sulla questione. La petizione è stata pure inviata all'Assessore Regionale alla Sanità. «Il problema ? ha spiegato Pierpaolo De Fina, perito industriale esperto in fisica e termodinamica ? è come verrà realizzato l'impianto visto che sono già emerse parecchie criticità come, ad esempio, i tempi lunghi per recuperare l'investimento, 43 milioni di euro, o ancora il fatto che si verrebbe a creare un monopolio strutturale visto che non esiste ancora una normativa per il teleriscaldamento. In un mercato non regolamentato gli utenti potrebbero ritrovarsi a pagare notevolmente di più rispetto ad un moderno sistema di riscaldamento a metano. Inoltre i lavori di posa di 33 km di tubi interrati saranno invasivi con inevitabili disagi dovuti alla realizzazione di importanti opere di scavo. Tra l'altro dagli anni '90 le caldaie condominiali sono state adeguate per cui il rischio che si correrebbe con la centrale di teleriscaldamento è quello di inquinare di più ma in maniera concentrata».
Una nuova partecipata
Per l'ingegnere Angelo Porta, presidente circolo Legambiente Valtriversa: «In Italia si vuol diminuire le partecipate e invece qui ne creiamo una nuova che andrà a gestire l'opera. Si chiama Asti Energia Calore S.p.a e sarà formata da Asp che entra per il 38% ma poi vende il 28% ad un fantomatico socio privato ancora da scegliere; Iren avrà il 34%; Asta il 28%. Ad oggi il Comune ha il controllo di Asp perché possiede il 55% delle sue quote ma in futuro il controllo di Asti Energia sarà completamente perso perché Asp resterebbe con un irrilevante 10% a meno che non esistano patti parasociali che stabiliranno differentemente e dunque il Comune non potrà opporsi a nessuna delle decisioni che prenderà la società Asti Energia Calore S.p.a, come ad esempio la determinazione delle tariffe». Porta ha poi confutato un altro "mito" connesso alla realizzazione dell'impianto ovvero che i lavori di costruzione porteranno occupazione sul territorio: «Secondo quanto dichiarato da Iren, si stima un impiego medio di alcune decine di persone, altamente specializzate, e quindi non manodopera locale, per la costruzione della centrale e la posa della rete ed inoltre poi non ci sarà più lavoro per chi ora fa manutenzione delle caldaie condominiali». Per Giancarlo Dapavo, responsabile Legambiente Asti: «In città il principale inquinamento è dovuto al traffico e non ai sistemi di riscaldamento che producono inquinante dannoso che però una centrale termica di questo tipo non può ridurre in modo significativo perché non spegne tutte le caldaie di Asti e produce grandi quantità di biossido di azoto».
C'è chi è a favore
Numerosi gli interventi del pubblico, praticamente tutti contro il teleriscaldamento. Si segnala un solo intervento "pro", dell'ing. Delfino: «Il teleriscaldamento, se ben fatto, di per sé è vantaggioso come principio tecnico perché molto più sofisticato e controllato dei singoli impianti di casa nostra e quindi crea meno inquinamento».
Bartolo Gabbio