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Attualità

Trasporti extraurbani:
si pensa a un riordino

Il Consiglio provinciale, che si è riunito giovedì pomeriggio ha approvato l’adozione dello studio preliminare di riordino del trasporto pubblico extraurbano. L’indagine, consegnata a luglio

Il Consiglio provinciale, che si è riunito giovedì pomeriggio ha approvato l’adozione dello studio preliminare di riordino del trasporto pubblico extraurbano. L’indagine, consegnata a luglio dallo Studio META di Monza, elaborata con gli uffici della Provincia e le aziende di trasporto del Consorzio COAS, ha messo nero su bianco una possibile ristrutturazione di tutta la rete extraurbana, considerati i tagli già subiti dal settore, la diminuzione dei km percorsi rispetto al 2009, quando venne bandita la gara d’appalto del servizio, ma soprattutto tenuto conto delle vere esigenze dell’utenza astigiana e della necessità di eliminare i doppioni delle corse (bus/treno) in medesimi tragitti e orari. Un lavoro molto dettagliato che sarà seguito da una seconda relazione “operativa” contenente la simulazione di orari e tratte effettivamente sostenibili in termini di costi e utenza. «Si guarda a predisporre corse più veloci, a coprire il territorio in modo più omogeneo e, ovviamente, portare più traffico al servizio pubblico» spiega Mario Rolla, funzionario del settore trasporti della Provincia.

L’indagine conferma che il 70% delle percorrenze si sviluppa su 15 linee principali, di cui le prime cinque sono Asti-Chivasso; Alba-Villanova-Torino; Villanova-Ferrere-Asti; Cortemila-Canelli-Asti; Castelnuovo Don Bosco-Asti. Eliminare le corse che non hanno utenza, trasformare a chiamata quelle che interessano un solo passeggero, integrare maggiormente il trasporto ferroviario con quello su gomma sono alcune proposte del piano che, se fosse predisposto su scala regionale, porterebbe ad una ridistribuzione delle risorse finanziarie nelle singole province, e quindi dei servizi. «Difficilmente, in futuro, potremo contare su più risorse – commenta il vice presidente facente funzioni Marco Gabusi – Quindi, o facciamo le solite battaglie populistiche, o garantiamo i servizi ai cittadini. Per noi è fondamentale che questo studio venga messo in atto, ma anche esteso nel resto della Regione». Gabusi e i tecnici provinciali (oltre a Rolla ci spiega le finalità del piano il dirigente Roberto Imparato), ricordano che sul trasporto pubblico ci sono obiettivi imposti dalla Regione e, tra questi, «raggiungere il 35% nel rapporto ricavi/costi». Un obiettivo che deve fare i conti con l’aumento della compensazione economica chilometrica del servizio, passata da 1,39 euro a km (nel 2009), a 1,48 euro nel 2015.

Oggi l’80% del trasporto extraurbano è prevalentemente scolastico, ma ci sono almeno quattro casi di sovrapposizione dello stesso che potrebbero essere rivisti con un risparmio che si aggirerebbe su 50/60.000 km/anno: si tratta delle linee urbane Asti-Sessant-Mombarone (tratta extraurbana Asti-Montechiaro); Asti-Valgera-Portacomaro FS-Pontesuero (tratta extraurbana Asti-Castell’Alfero); Asti-San Grato-Serravalle-Sessant (tratta extraurbana Asti-Montechiaro) e Asti-Quarto-Valenzani (tratta extraurbana Asti-Altavilla). Infine c’è la partita dei servizi turistici che la Provincia vorrebbe incrementare, o addirittura attivare, nei casi non siano presenti. Subito il pensiero corre alle colline dell’Unesco nel sud Astigiano, una zona riconosciuta come turisticamente appetibile, ma praticamente impossibile da raggiungere in pullman se si arriva ad Asti nei giorni festivi.

Il piano di riorganizzazione è comunque piaciuto all’assessorato e all’agenzia del trasporto piemontese. Secondo le stime dei tecnici, già a settembre si potrebbe ipotizzare una prima parziale sperimentazione dei suggerimenti che saranno predisposti nella seconda fase del progetto, prevista per maggio. «Il piano segue le linee dettate dalla Regione – precisa Enrico Giachino, presidente di COAS – Il fine è quello di avere corse degli autobus in coincidenza con le fermate dei treni nelle stazioni, programmazione che a Villanova facciamo già. Preciso, però, che il servizio è oggi quasi tutto programmato sulle scuole, ma questo non è un bene per attrarre nuova utenza la quale ha esigenze di mobilità diverse da quelle degli studenti».

Riccardo Santagati

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