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Agente aggredito in carcere da un ergastolano
Cronaca

Agente aggredito in carcere da un ergastolano

Nella serata di giovedì, infatti, un agente, di turno da solo in sezione, è stato aggredito da un detenuto ergastolano calabrese

A due giorni dall’inizio dello “sciopero della mensa” annunciato dai sindacati che tutelano gli agenti della Penitenziaria al carcere di Asti, arriva la notizia di un’aggressione che dà ancora più forza alla necessità di rimpinguare l’organico destinato alla Casa di Reclusione ad Alta Sicurezza di Quarto.

Nella serata di giovedì, infatti, un agente, di turno da solo in sezione, è stato aggredito da un detenuto ergastolano calabrese.

L’astio del detenuto nei confronti dell’agente è nato da un rapporto disciplinare che quest’ultimo ha presentato per comportamenti scorretti all’interno della sezione; si tratta di segnalazioni che vanno ad influire sui benefici eventualmente accordati dal tribunale di sorveglianza e sulla cosiddetta “buona condotta” dei reclusi.

Il calabrese, dopo essere uscito dallo stanzino per una telefonata autorizzata, ha colpito in pieno viso, con un pugno, l’agente che lo stava attendendo per riportarlo in cella. L’intervento dei colleghi per soccorrerlo è avvenuto qualche minuto dopo grazie alle telecamere di sorveglianza che hanno restituito tutto l’accaduto agli agenti addetti alla sala video del carcere, ma nel frattempo l’uomo ha dovuto fronteggiare il detenuto. «E stiamo parlando di un collega con 20 anni di servizio alle spalle, non di un ragazzino alle prime armi» è stato il commento di Marco Missimei, fra i rappresentanti sindacali che hanno indetto per lunedì l’astensione dal servizio mensa per tutta la durata dei turni e fino a data da destinarsi. Una forma di protesta per il mancato ascolto dei ripetuti appelli che arrivano dal carcere di Quarto, in perenne carenza di organico, oggi ancora più evidente dopo il passaggio da “normale” casa circondariale a Casa di Reclusione ad Alta Sicurezza con una popolazione di detenuti condannati a pene lunghissime o all’ergastolo per reati prevalentemente di stampo mafioso.

Daniela Peira

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