E' uno dei reati "nuovi" che hanno avuto il maggior impatto sulla società soprattutto perché ha dato finalmente la possibilità alle donne (ma anche agli uomini) di potersi difendere
E' uno dei reati "nuovi" che hanno avuto il maggior impatto sulla società soprattutto perché ha dato finalmente la possibilità alle donne (ma anche agli uomini) di potersi difendere da ex che rendono la vita impossibile. Parliamo dello stalking, americanizzazione di quello che il nostro codice penale recita nell'articolo 612 bis come insieme di condotte reiterate con minaccia o molestia di taluno in modo da cagionare un perdurante e grave stato di ansia o di paura ovvero da ingenerare un fondato timore per l'incolumità propria o di un prossimo congiunto o di persona al medesimo legata da relazione affettiva ovvero da costringere lo stesso ad alterare le proprie abitudini di vita.
Ed è proprio su queste circostanze che si è chiuso in Appello un processo che ha visto protagonista un astigiano di 40 anni. La situazione di partenza è quella solita: la fine della relazione con la compagna, avvenuta, a detta della donna, perché lui non aveva un lavoro e dunque viveva sulle sue spalle spendendo tutto quanto faticosamente guadagnato da lei per bere e giocare. La donna aveva trovato il coraggio di troncare la storia ma da quel momento era partito il tormento del compagno che voleva tornare con lei. All'inizio erano "solo" minacce ed insulti gravi che si estendevano anche al fratello e alla madre della donna. Fra le cose dette «Se ti vedo con un altro ti ammazzo perché io ho la pistola e a me carabinieri e poliziotti non fanno nulla».
Poi la situazione si è aggravata e agli insulti di persona si sono sommati quelli fatti telefonicamente, con oltre 800 fra chiamate e messaggi in pochi giorni, partiti anche di notte. L'apice delle molestie si è avuto in due occasioni. Nella prima l'uomo è riuscito a farsi aprire dalla donna e, una volta in casa, le si è scagliato contro colpendola con pugni, schiaffi, le ha tirato i capelli e ha semidistrutto mobili e suppellettili dell'alloggio. In altre occasioni adottava una vera e propria "strategia del terrore", così ha raccontato la donna (assistita dall'avvocato Nica Demetrio) appostandosi fuori dalla porta di accesso al suo appartamento per spaventarla ogni volta che usciva di casa.
In primo grado l'uomo è stato condannato ad un anno di reclusione ma l'Appello ha ridotto la sua pena a 4 mesi. Per il suo difensore, l'avvocato Luigi Florio, infatti, non sarebbe stato provato oltre ogni ragionevole dubbio la reiterazione delle condotte persecutorie in base a due circostanze: la prima è che l'unica persona che avrebbe potuto testimoniare sulle percosse alla donna era suo fratello che però non è mai stato sentito al processo in quanto non si trova in Italia. L'altra questione, quella che i giudici torinesi hanno tenuto in maggior considerazione, riguarda proprio il poderoso traffico telefonico fra i due ex: è vero che dall'utenza dell'imputato partivano decine di telefonate verso la donna, ma è altrettanto vero che, nell'arco dei 40 giorni presi in considerazione dalle accuse, sono state registrate 220 telefonate dalla vittima all'ex. Concludendo che la situazione fra i due era comunque piuttosto complessa.
d.p.