Avevano collezionato 30 capi di imputazione per una ventina di colpi avvenuti sia nell’Astigiano (Costigliole, Moncalvo, Rocca d’Arazzo, Montiglio, Asti città) che nell’Alessandrino e questa mattina hanno chiuso in primo grado davanti al gup del Tribunale di Asti in abbreviato.
Con una condanna a 9 anni e 4 mesi per Roberto Vinotti e 9 anni e 6 mesi per Emanuel Olivieri per i reati di associazione a delinquere, rapina pluriaggravata in abitazione, furto e tentato furto in abitazione, porto abusivo di armi in luogo pubblico e utilizzo di segni distintivi in uso alle forze di polizia. Erano difesi dagli avvocati Dei e Voarino.
Loro sono in carcere da maggio dell’anno scorso, quando i carabinieri del Nucleo Investigativo di Asti avevano chiuso un’indagine scaturita da una delle purtroppo numerose denunce per quelle che giornalisticamente vengono identificate come “truffe agli anziani” ma che, di fatto, sono furti.
Oppure, come in questo caso, si configurano come rapine perché gli autori, per distrarre e confondere le vittime, utilizzavano spesso anche degli spray urticanti che consentivano loro di darsi alla fuga.
Roberto Vinotti, 40 anni conosciuto con il soprannome di “Bic” ed Emanuel “Manu” Olivieri, coetaneo erano stati arrestati con Giacomo Vinotti, 36 anni, detto “Gigi”, ma una parte di processo è stata trasferita al tribunale di Vercelli per competenza territoriale.
Il modus operandi era sempre il solito: i tre partivano a bordo di una Audi A3 da un garage di via Solferino nella disponibilità di un complice anch’esso indagato per concorso, e giravano per le campagne di Piemonte ma anche del Pavese e del Piacentino alla ricerca di persone anziane cui raccontare la loro solita “storiella”.
Si presentavano alla porta come finti tecnici dell’acquedotto incaricati di cercare nelle tubature un gas nocivo per l’oro e per la filigrana delle banconote e invitavano i padroni di casa a radunare tutto in un sacchetto da riporre nel frigorifero o nel freezer, spiegando che erano elettrodomestici sufficientemente “schermati” in grado di proteggere l’integrità di soldi e gioielli. Una volta che le ignare vittime avevano preparato il bottino, loro le distraevano, proprio con lo spray urticante e scappavano. In altri casi si sono invece presentati come rappresentanti delle forze dell’ordine in borghese presentando velocemente dei tesserini che assomigliavano a quelli in dotazione di carabinieri e poliziotti veri.
L’indagine era partita dall’Astigiano, da Costigliole dove il colpo era andato male a casa di una coppia di fratello e sorella anziani che avevano insistito per capire meglio di quale gas si trattasse quello che loro dicevano fosse presente nelle tubature.
I due avevano subito avvertito anche i carabinieri che avevano raccolto le immagini di videosorveglianza della zona e grazie al fatto che fossero state installate delle apparecchiature di ultima generazione con un’alta definizione, era stato possibile per gli investigatori riconoscere dalle immagini Roberto Vinotti, già noto per precedenti. Seguendo virtualmente il viaggio della Audi A3 erano riusciti a risalire al garage di via Solferino e di qui ad un secondo nascondiglio alle porte della città dove, grazie alle telecamere, è stato possibile tracciare tutte le partenze e tutti gli arrivi della banda.