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Cronaca

Asti, il figlio spaventato alla madre pestata dal padre: «Se sei ancora viva, alza una mano»

Drammatica testimonianza nell’ambito di un processo per violenza domestica

Una testimonianza molto sofferta, interrotta da pianti disperati e protetta dal paravento per non dover guardare negli occhi quel padre padrone che è sotto processo e che, anche se non può più avvicinarsi alla sua famiglia da sette mesi, continua a fare paura.
Ancora un brutto processo per violenza in famiglia approda in tribunale ad Asti, davanti al collegio di giudici presieduto dal dottor Dovesi (a latere Dematteis e Bertelli Motta) e sostenuto dal dottor Greco come pubblico ministero.
L’imputato, difeso dallo studio Mirate, è accusato di anni di maltrattamenti e violenze alla moglie (costituita parte civile con l’avvocato Arri) e, in misura più contenuta, ai due figli.
Un copione piuttosto ripetitivo ma non per questo meno violento. L’uomo, che aveva un lavoro stabile, aveva il brutto vizio di bere fino ad ubriacarsi. Secondo i racconti drammatici della moglie e dei figli, tornava a casa a notte fonda e se la prendeva con la donna. Prima la offendeva, poi la minacciava e infine arrivavano i calci, i pugni, le botte e, quasi come un rito finale che si ripeteva ogni volta, la afferrava per i capelli e la trascinava per tutta la casa, incurante delle urla della donna.
Episodi che si ripetevano anche tre-quattro volte a settimana e che si acuivano durante il week end. Tanto che il figlio, in uno dei passaggi più drammatici, ha raccontato che i sabati sera lui e la sorella dormivano nel letto con la madre, quasi per proteggerla ma che il sonno era tutt’altro che sereno. «Avevamo il sudore della paura, perché sapevamo che appena fosse tornato a casa iniziava ad alzare le mani. E tremavamo alla sola idea».
Soprattutto il figlio ha ammesso di aver sofferto moltissimo per questa situazione di violenza in casa e di portarne ancora oggi i postumi, nonostante sia alla soglia dei 30 anni. Tanto per fare un esempio, non riesce a sopportare una sola goccia di sangue perché ogni volta questa immagine lo riporta a quando la madre, dopo i pestaggi, si curava i tagli e le ferite che il marito le procurava.
Il pm Greco ha prodotto ai giudici numerosi referti medici del Pronto Soccorso cui la donna si rivolgeva quando le percosse erano più gravi. E, tutti gli accessi, sono registrati nel cuore della notte.
«Una volta è stato più violento del solito – ha raccontato il figlio – e ha sferrato un calcio a mia madre alla bocca dello stomaco, mentre lei era a terra. Questo le ha tolto il respiro e io ero terrorizzato che fosse morta. Le ho gridato “Mamma, se sei ancora viva alza una mano”». E per fortuna lei ha dato segni di vita nonostante avesse il respiro bloccato.
Non solo le persone: anche le cose finivano nella furia dell’uomo che più volte ha spaccato tutte le suppellettili di casa, comprese le coppe sportive vinte dal figlio e i ricordi più cari della moglie.

Il pestaggio più violento è avvenuto quest’anno, al termine del primo lockdown che ha messo a durissima prova una situazione familiare già compromessa da anni. E’ a seguito di quello che la donna ha presentato denuncia ed ha iniziato un percorso protetto attraverso il Centro Antiviolenza L’Orecchio di Venere.

Il processo riprenderà a maggio.
Mentre dalla Corte d’Appello di Torino arriva la notizia della conferma della condanna a 3 anni di un altro “padre padrone” che aveva maltrattato per anni la moglie davanti ai 4 figli. E’ la stessa condanna già inflitta in primo grado dal tribunale di Asti.

Daniela Peira

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