E’ di pochi giorni fa la notizia del rinvio con giudizio immediato dei cinque imputati per la consegna di cellulari e droga attraverso l’utilizzo di droni in svariate carceri italiane fra le quali anche la struttura astigiana che già qualcuno ha preso il posto dei “corrieri del cielo”.
Il sindacato penitenziario Sappe dà infatti notizia di un importante rinvenimento da parte degli uomini del Reparto della Polizia Penitenziaria in servizio al carcere di Quarto: «Nel pomeriggio di ieri, una delle sentinelle in servizio presso la Casa di reclusione di Asti ha notato un drone che stava sorvolando i cieli del penitenziario e, immediatamente, ha dato l’allarme – scrive Vicente Santilli, segretario per il Piemonte del Sappe – I controlli subito scattati hanno consentito di intercettare il velivolo e sequestrare cinque telefoni cellulari che erano destinati ai detenuti. Sono stati, inoltre, tratti in arresto tre civili che dall’esterno del carcere stavano pilotando il velivolo radiocomandato».
Una operazione quasi “fotocopia” di quella che la Squadra Mobile di Asti, in collaborazione con la Polizia Penitenziaria, aveva portato a termine l’autunno scorso.
«Il problema dell’introduzione di telefoni in carcere è da tempo noto e conosciamo bene la sua portata che, al giorno d’oggi è davvero significativa e continua a crescere giorno dopo giorno – prosegue Santilli – Ci preoccupa non solo il loro utilizzo per scopi illeciti all’esterno del carcere, come più volte riscontrato nelle attività di indagine che vengono svolte quotidianamente nei penitenziari e sul territorio nazionale, ma anche il vero e proprio commercio che è presente all’interno delle mura dove uno smartphone ceduto tra detenuti moltiplica vertiginosamente il proprio valore, diventando fonte di ingenti guadagni illeciti per chi riesce a gestirne il commercio».
Il sindacalista poi rammenta che «dal 2020, introdurre un cellulare in carcere è un reato punibile con una pena che va da uno a quattro anni, ma il continuo aumento dei sequestri dimostra che non è un deterrente sufficiente ad arginare il fenomeno. A nostro avviso servono interventi concreti finalizzati ad attualizzare il concetto della pena e della sua esecuzione ai giorni nostri, alle tecnologie di oggi e all’attuale realtà penitenziaria, fatta, tra l’altro, di detenuti sempre più violenti e noncuranti delle più basiche regole di civiltà».
Il Segretario Generale Sappe Donato Capece evidenzia come anche quest’ultimo evento «conferma tutte le ipotesi investigative circa l’ormai conclamato fenomeno di traffico illecito a mezzo droni, fenomeno questo favorito anche dalla libertà di movimento dei detenuti a seguito del regime custodiale aperto e delle criticità operative attuali, in cui opera la Polizia Penitenziaria, con dei livelli minimi di sicurezza».