L’amata Toyota travestita da Ferrari che Cesare D’Alba aveva acquistato per 30 mila euro da ieri non esiste più perchè è stata demolita, dopo una lunga e turbolenta vicenda giudiziaria iniziata con un controllo su strada da parte della Guardia di Finanza.
Ma non tutto è ancora finito. Lo spiega Maurizio Lamatina, l’avvocato che ha assistito D’Alba fin dal primo decreto di sequestro del veicolo.
«Già il precedente proprietario (un italiano che l’aveva acquistata in Inghilterra e poi l’aveva portata in Italia quando si era trasferito a Palermo e dal quale D’Alba l’aveva acquistata) si era visto sequestrare la vettura salvo poi vedersela restituire perchè la documentazione della Toyota modificata a Ferrari era tutta in regola». Stessa sorte è capitata a D’Alba: «Anche nel caso del mio assistito, dopo il primo sequestro, il pm ha chiesto l’archiviazione delle accuse e dunque il dissequestro della vettura ma, nel frattempo, la casa automobilistica del Cavallino Rampante aveva chiesto ed ottenuto un provvedimento amministrativo di confisca al Prefetto. Abbiamo fatto ricorso e il Giudice di Pace di Asti lo ha accolto. E’ stata allora la volta del Gip di ordinare una nuova confisca che è stata nuovamente annullata dalla Corte di Cassazione. A quel punto il Gip ha disposto che, per tornare in circolazione, la vettura fosse spogliata di tutte le componenti Ferrari. Su quel provvedimento – conclude l’avvocato – il mio assistito ha fatto una valutazione economica concludendo che non ne sarebbe più valsa la pena e tanto valeva distruggerla. Vorrei sottolineare che la demolizione dell’auto è avvenuta su autorizzazione di D’Alba».
Perchè questa storia tormentata non finisce con la demolizione dell’auto?
«Perchè andiamo in causa contro il Ministero dei Trasporti – spiega l’avvocato Lamatina – Quell’auto è stata trattata come una vettura non in regola. Ma non è vero. E’ stata importata in Italia dall’Inghilterra e il Ministero l’ha reimmatricolata regolarmente, quando già “vestiva” Ferrari, l’ha iscritta al Pra italiano con la dicitura “Toyota dotata di kit Ferrari”, ne ha consentito detenzione, circolazione ed è stata pure revisionata dalla Motorizzazione. Dunque aveva tutte le carte in regola per stare in strada, seppur con la contrarietà della Casa madre di Maranello della quale, peraltro, aveva montato i kit originali da essa prodotti e venduti».
Una risposta
Ci fosse lo stesso impegno verso gli evasori fiscali saremmo la Svizzera del Mediterraneo.