Mette insieme il sapore dolce dell’amore per una figlia per la quale lotta da 11 anni e il gusto amaro della rassegnazione: è il gesto di un padre astigiano che ha attivato una raccolta di adesioni al suo appello lanciato sulla piattaforma digitale change.org.
Andrea B. (omettiamo il suo cognome per esteso per tutelare l’identità della figlia minorenne), è arrivato al limite, non sa più cosa fare per poter rivedere la figlia, oggi 15enne, avuta da una donna dalla quale è separato ormai da moltissimi anni.
«La mia è una storia purtroppo simile a migliaia di altri padri italiani – spiega – che in una separazione con figli sono sempre soccombenti. Nel mio caso in particolare, poi, è da 11 anni che cerco e non trovo giustizia per la sottrazione di mia figlia da parte della madre la quale, straniera, l’aveva portata nella sua patria di origine.
Non la vidi per anni – prosegue senza scendere in particolari – e ci vollero un processo nel Paese straniero per farla tornare in Italia dove si è tenuto un lungo processo fotocopia sempre per la sottrazione della piccola».
Andrea B. conosce bene il dramma delle coppie miste che si separano e del dramma che ne nasce quando la madre decide di fare rientro nel Paese di origine.
Una situazione che, grazie ad una maggiore presenza di stranieri in Italia è sempre più frequente e mette a dura prova le norme del diritto di famiglia sugli incontri e le visite ad entrambi i genitori.
«In 11 anni ho speso centinaia di migliaia di euro in spese legali, processi, ricorsi in Italia e all’estero, consulenze, viaggi per poter vedere riconosciuto il mio diritto a vedere mia figlia che amo moltissimo».
Al ritorno in Italia della ex moglie con la figlia, le cose sembravano andare meglio e le visite della ragazzina con il padre erano riprese dopo anni di lontananza.
Ma il Covid ci ha messo lo zampino e, fra lockdown e forti contrasti con la ex, l’uomo non è riuscita a vedere la ragazzina per oltre un anno. Poi qualche incontro ma, da aprile 2021, non l’ha più avuta con sè.
«Qualche videotelefonata e poi nemmeno più quella. Da più di un anno ho perso i contatti con mia figlia e non so neppure se sia ancora in Italia o se sia di nuovo tornata con la madre all’estero. Io non ho mai fatto nulla di male e lei era felice di incontrarmi. Non capisco perchè siamo arrivati a questo punto».
Le vie legali sono state esplorate tutte, ma l’uomo non riesce più a contattare la figlia e dopo tanti anni di battaglie giudiziarie, processi in Italia e all’estero, denunce, valutazioni di neuropsichiatri incaricati dai servizi sociali per il diritto di vista, Andrea B. getta la spugna.
«Sono distrutto, sono travolto da un senso di impotenza che non riesco a superare. Non so dove sia mia figlia, non so neppure che scuola frequenti ora, non riesco a parlarle nè a vederla. Alzo bandiera bianca di fronte a questo infernale meccanismo che sovrintende agli affidamenti dei figli di separati. L’unica mia consolazione è che mia figlia fra tre anni sarà maggiorenne e sarà finalmente libera, se vorrà di tornare da me e dalla mia famiglia.
Ma prima di arrendermi del tutto, ho voluto attivare la raccolta di adesioni al mio appello. Spero di raccoglierne tante e, quando sarà chiusa, la consegnerò direttamente alla Corte dei diritti di Strasburgo. Una bizzarria inutile, lo so, ma per me rappresenta l’ultimo ponte d’amore gettato verso mia figlia.
Quando sarà libera di tornare da me, le farò vedere quante persone sono state vicine a suo padre in questa battaglia ormai senza più speranza».
Intervento 118
- 5 Ottobre 2024
- Redazione
Una risposta
Depressi e sul lastrico: quella dei padri separati è una vera e propria emergenza sociale. In Italia secondo la Caritas su 4 milioni di papà che si separano 800mila finiscono sotto la soglia di povertà. E c’è anche chi compie gesti estremi