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Cronaca

Asti, sotto processo per stalking: regalava dolci all’amica diabetica ricoverata

Gli assistenti sociali hanno prima disposto che l’uomo non si occupasse più di lei e poi che non la andasse più a trovare perchè le portava cibi che lei non doveva mangiare

Strano caso di stalking

Una vicenda molto particolare quella che è approdata in aula di tribunale ad Asti dove un uomo, G. P. è accusato di stalking.
Certo, un reato non raro purtroppo, ma sono le modalità che hanno spinto la Procura a portarlo sotto processo che sono piuttosto singolari.
L’accusa nei confronti dell’uomo, infatti, origina dalla sua insistenza nel regalare cibi (soprattutto dolci) ad un’amica ricoverata in casa di riposo con gravi patologie incompatibili con i doni golosi che riceveva. Tanto da costringere i responsabili della struttura sanitaria a chiedere l’allontanamento del suo visitatore.
Questo è uno dei cardini sui quali si fonda il capo di imputazione a carico di quest’uomo che ha già fatto dichiarazioni in aula, al termine della deposizione del perito Gianluca Novellone chiamato a valutare la capacità di testimoniare della parte offesa.
Una storia lunga anni, quella che lega l’imputato alla parte offesa, una donna di origini africane gravata da importanti patologie e problemi di salute fra i quali una grave forma di diabete accompagnata da una conclamata obesità.
Nonostante la sensibile differenza di età, (la donna ha solo 40 anni), fra i due era nato un legame solido e, visto che lei non era in grado di accudire sè stessa, l’uomo è stato un aiuto anche nella gestione economica cui era stata riconosciuta un’invalidità del 100%.
Una donna seguita dai servizi sociali che, dopo alcune visite in cui erano emerse criticità rispetto alle condizioni in cui viveva, avevano indicato la necessità del ricovero in una casa di riposo in grado di accudirla.
Da quel momento l’imputato è andata a trovarla molto spesso e, contravvenendo alle indicazioni mediche sulla corretta dieta da seguire, le portava dei cibi che non erano ritenuti affatto idonei al suo stato di salute, anzi lo peggioravano. Ma lui non demorde e in aula ha anche spiegato perchè: «Lei mi chiama al telefonino, mi chiede aiuto, mi chiede di andarla a trovare e portarle delle cose perchè lì dov’è non si trova bene».
Nonostante il dottor Novellone abbia affermato che la donna sembra soffrire di sordità seppur sia difficile da convalidare in quanto è totalmente “non collaborativa” con medici e specialisti che si vogliano occupare di lei.
«Sì, un po’ sorda lo è – ha ribadito l’imputato in aula accanto al suo difensore, l’avvocato Denise Laforè per lo studio Mirate – ma con il cellulare appoggiato all’orecchio ci sente meglio così può parlare con me e con le sue amiche connazionali. Io non le ho fatto niente di male, anzi, sono l’unico che la conosce così bene da poterle essere veramente di aiuto».
L’udienza riprenderà in primavera, con altri testimoni dell’accusa, la deposizione dell’imputato se intenderà renderla e numerosi testi a difesa.

Daniela Peira

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