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aggressione in carcere
Cronaca
Carcere di Asti

Carcere di Asti: un detenuto si autopreleva il sangue per buttarlo addosso al comandante del reparto

Affetto da problemi psichiatrici, pochi giorni dopo voleva gettare olio bollente, scaldato con il fornellino in dotazione alle celle. La denuncia dell’Osapp

Situazione molto tesa alla casa di reclusione di Asti dove un detenuto con gravi problemi psichiatrici sta mettendo a dura prova gli agenti di polizia penitenziaria.

A denunciare la situazione è Leo Beneduci, segretario generale dell’Osapp (Organizzazione sindacale autonoma polizia penitenziaria) che a sua volta è stato informato dagli agenti che lavorano nella struttura astigiana.

«E’ dal 4 novembre ch eil personale della casa di reclusione di Asti deve fronteggiare una serie di criticità dovute alla necessità di contenere un detenuto con gravi problemi psichiatrici – scrive il segretario Osapp – Interventi per impedirgli di porre in essere atti violenti contro se stesso e contro gli altri. Tanto per fare qualche esempio – prosegue – il detenuto si è addirittura auto-prelevato del sangue per provare a gettarlo addosso al comandante di reparto affermando di essere sieropositivo e solo dopo una lunga trattativa è stato convinto a desistere e a rientrare in cella. Pochi giorni dopo – prosegue ancora Beneduci – si è barricato all’interno della cella dopo aver bloccato la serratura di ingresso del cancello e ha minacciato a più riprese di lanciare addosso al personale intervenuto un pentolino di olio bollente scaldato con il fornellino in dotazione. Anche in questo caso è seguita un’estenuante trattativa per convincere il detenuto a farsi curare in ospedale».

Il segretario Osapp, oltre a sottolineare che se il peggio non è avvenuto è solo grazie alla professionalità e allo sprezzo del pericolo dimostrato dagli agenti penitenziari nella gestione della criticità, afferma anche che sono numerosi i gravi e violenti gesti che ogni giorno si consumano nelle carceri italiane ad opera di detenuti con problemi di natura psichiatrica.

«Detenuti – conclude Beneduci – che non dovrebbero assolutamente stare in carceri “ordinarie” a contatto con gli atlri detenuti».

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