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Cronaca
Concordato preventivo

Chiusano, l’ex fornace Cellino all’asta per 189 mila euro

E’ l’offerta minima per il complesso immobiliare che comnprende capannoni, palazzina residenziale e collina. Lì era stata trovata la balena fossile Marcellina.

Un altro pezzo di storia della grande imprenditoria astigiana che se ne va.
E’ stato pubblicato nei giorni scorsi il bando di vendita della ex fornace Cellino di Chiusano, contenuto nel concordato preventivo approvato dal giudice civile marco Bottallo per evitare il fallimento.
L’appuntamento è per l’11 ottobre, quando si saprà se e chi avrà depositato un’offerta presso il notaio Gili di Asti che provvederà all’apertura delle buste pervenute.
Il bando di vendita arriva dopo un meticoloso lavoro di ricognizione degli immobili che si affacciano direttamente sulla provinciale per Montechiaro dove da almeno 60 anni svetta l’inconfondibile ciminiera. Sono stati individuati tre lotti che comprendono tre grandi capannoni usati per la produzione (uno dei quali con annessi uffici amministrativi) e una palazzina a tre piani ad uso residenziale dove attualmente vive un’erede dell’ultimo proprietario.
E poi un vasto terreno che sale fino alla cima della collina: lì era situata la cava dalla quale si estraeva l’argilla per fabbricare i mattoni.
Un insieme immobiliare che supera i 14 mila metri quadri e che, a fronte di una valutazione peritale di poco meno di 2 milioni di euro, verrà posto in vendita senza incanto ad un prezzo base di 252 mila euro con la possibilità di accettare offerte a partire da 189 mila euro così come previsto dalla legge.
E’ l’ultimo atto di una parabola discendente che ha investito l’ex Cellino con la crisi storica dell’edilizia iniziata nel 2008 che colpì in particolare tutte le fornaci.
A partire dal 2009 per i dipendenti iniziarono periodi di cassa integrazione sempre più lunghi con impieghi di ammortizzatori sociali negli anni successivi fino al dicembre 2014 quando vennero messi in mobilità gli ultimi 15 lavoratori rimasti.
La Cellino, negli Anni 80 e 90, veleggiava a pieno ritmo e dava lavoro a molte persone del posto; i proprietari che erano subentrati al fondatore che ha dato il nome alla fornace, si erano associati al Consorzio Poroton per la produzione dei mattoni con l’aggiunta del polistirolo, antesignani dei materiali usati oggi per isolare e far traspirare i muri. Ad un certo punto aveva anche aperto un’azienda parallela, sempre nel sito di Chiusano, per la costruzione di tegole in cemento. Il mercato era quello del Nord Ovest d’Italia e della Svizzera.
Ma quel luogo non è solo un punto di riferimento importante dal punto di vista dell’industria storica astigiana.
Proprio sulla collina usata come cava, in regione Castagna, nella primavera del 2003 (come ricorda Laura Nosenzo nel suo libro Fossili e Territori edizioni ArabaFenice), un cercatore di fossili intercetta un blocco di sedimento lasciando indietro dall’escavatore della Cellino. Guardando bene intravvede parti ossee di un cranio e avverte subito il paleontologo astigiano Piero Damarco; un anno dopo si concluderà il recupero dei resti di una balenottera lunga 7 metri: vertebre dorsali, lombari, caudali, ulna, dieci coste e la parte terminale della colonna. Un ritrovamento eccezionale perchè fatto in un’area argillosa e non sabbiosa come è accaduto per gli altri reperti.
Oggi quei fossili originali si possono visitare al Museo Paleontologico di Asti nella teca dedicata alla balenottera battezzata Marcellina: un nome nato dalla crasi della parola mare (quello Padano) e Cellino (il nome proprio della cava in cui è stata trovata).
Dal 2019, all’ingresso di Chiusano, campeggia una riproduzione artistica di Marcellina realizzata dall’artista astigiano Ottavio Coffano.

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