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Cronaca

Caso Ceste, genitori a colloquio
con i carabinieri per oltre 7 ore

Continua a ritmo serrato il lavoro dei carabinieri e della Procura per arrivare a dare risposte al mistero della morte di Elena Ceste, ritrovata sul fondo del rio Mersa lo scorso 18 ottobre, tra i

Continua a ritmo serrato il lavoro dei carabinieri e della Procura per arrivare a dare risposte al mistero della morte di Elena Ceste, ritrovata sul fondo del rio Mersa lo scorso 18 ottobre, tra i campi coltivati, a meno di un chilometro dalla sua casa. Un mistero per il quale risulta da parte della Procura un unico indagato, il marito Michele Buoninconti, al quale successivamente all’identificazione dei resti era stato consegnato un avviso di garanzia per omicidio e occultamento di cadavere.

Ieri, mercoledì, per sette ore, dalle 10 circa fin verso le 18, i genitori della donna ed il cognato, marito della sorella di Elena, assistiti dai loro legali torinesi Deborah Abate Zaro e Carlo Tabbia, sono stati a colloquio con i carabinieri al Comando provinciale di Asti. Un confronto per confermare alcuni dettagli relativi alla scomparsa della mamma di Motta di Costigliole, secondo quanto si è potuto sapere. Nessuna dichiarazione ufficiale in merito, ma gli avvocati della famiglia Ceste hanno fatto sapere che i loro assistiti hanno deciso di sporgere denuncia contro gli organi di informazione per l’eccessiva pressione mediatica intorno al caso, chiedendo rispetto della figura e della memoria di Elena e del dolore dei familiari.

Dopo gli episodi di tensione in strada San Pancrazio, legati alla presenza massiccia di telecamere e giornalisti che si è registrata fino ad alcuni giorni fa, è giunto nella stessa giornata di ieri un intervento del sindaco di Costigliole Giovanni Borriero, in cui chiede che «i giornalisti e gli operatori dell’informazione radio televisiva e della carta stampata tengano in debito conto le ricadute che coinvolgono tutti i familiari, in particolare i figli minori, della defunta signora Elena» e che «attenuino nei loro confronti la pressione “mediatica” alla quale sarebbero sottoposti ormai da diversi mesi».

Marta Martiner Testa

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