Francesco Farinella ha ricevuto la notizia nel salotto di quella stessa casa in cui per l’ultima volta ha visto la figlia Federica, agli inizi di settembre di 19 anni fa.
Quella stessa casa che a fine Ottocento vide la nascita del bisnonno di Papa Bergoglio, che portava il nome Francesco e in suo omaggio una foto del Pontefice è sistemata dietro la sua postazione di lavoro.
La notizia è arrivata dai carabinieri della stazione di Montechiaro che, due giorni prima che finisse l’anno, hanno ricevuto la conferma che quei resti trovati in un bosco davanti alla casa Farinella erano della giovane Federica.
Tantissime le attestazioni di affetto e vicinanza giunte in questi giorni a Francesco, al figlio Lorenzo e alla mamma di Federica.
Il messaggio di Pietro Orlandi
Una delle prime è stata quella di Pietro Orlandi, fratello di Emanuela e conduttore delle puntate di “Scomparsi”, serie tv dedicata proprio alle storie di persone sparite nel nulla in cui venne trattato anche il caso di Federica due anni fa.
Proprio in chiusura di quella trasmissione, Francesco condivise le sue emozioni più profonde dicendo: «Sto invecchiando, ho paura di non sapere mai che fine ha fatto mia figlia».
Purtroppo ora sa che la ragazza non è più in vita, anche se ancora tante domande sono rimaste senza risposta.
«Non ho ancora capito se devo essere contento di avere una tomba sulla quale piangere mia figlia e su cui portare due fiori o se essere disperato per aver perso per sempre la speranza di ritrovarla viva» dice amaramente Francesco mentre attende di ritornare fisicamente in possesso dei pochi resti di Federica che, ha già annunciato, riposerà al cimitero di Rivoli accanto ai nonni.
Cosa accadde il 2 settembre di 19 anni fa
Inevitabile riandare a quel 2 settembre di 19 anni fa quando l’intera famiglia era riunita nella casa di campagna sul confine fra i comuni di Chiusano e Montechiaro. «Eravamo tornati da poco dalle vacanze in Sicilia – ricorda ancora Farinella – ed erano giorni bellissimi da passare in campagna in quella che allora era ancora una seconda casa e che oggi invece è il luogo in cui vivo la maggior parte dell’anno. Ci siamo accorti subito della sparizione di Federica e subito ci siamo messi a cercarla».
Nessuno cercò in quel bosco
Famigliari, forze dell’ordine e tanti volontari anche di Chiusano, paese che, pur non essendo quello su cui sorge la casa dei Farinella, ha sempre dimostrato una grandissima vicinanza alla famiglia di Francesco.
Il luogo del ritrovamento non è distante dalla casa, un bosco oltre la valle sulle pendici già del comune di Camerano. Possibile che né allora, né negli anni successivi in cui le ricerche non si sono mai davvero fermate Federica non sia stata trovata?
«La ricerca di persone in aperta campagna è complessa – dice il papà di Federica – magari qualcuno ci è passato vicino ma non nel punto esatto e questo è bastato a quell’angolo di bosco percustodire il corpo di mia figlia per tutti questi anni».
Farinella, che è presidente dell’Associazione Penelope Piemonte e l’anno scorso lo è stato di Penelope Italia, ricorda come, 19 anni fa, le scomparse erano trattate in modo molto diverso rispetto ad oggi.
All’epoca servivano 72 ore prima di fare la denuncia
«Per sporgere denuncia servivano almeno 72 ore dalla scomparsa e le battute di ricerca non erano organizzate e tecnologicamente supportate come accade oggi. Erano quasi solo volontari che si occupavano di perlustrare il territorio, non venivano quasi mai utilizzati i cani addestrati e non vi era una supervisione codificata come accade oggi grazie ad una legge del 2012. Per fortuna le cose sono cambiate e un po’ è merito anche dell’associazione che, proprio sulla scorta delle esperienze vissute sulla nostra pelle, hanno collaborato alla stesura delle linee guida di ricerca delle persone».
La gente del posto non ha mai smesso di cercarla
Ma, anche senza linee guida, fu notevole all’epoca il dispiegamento di volontari che per molti giorni si misero a disposizione per cercare Federica. E gli stessi abitanti di Chiusano non hanno mai smesso di farlo, come confida un residente: «Ogni volta che si va nell’orto o nel bosco o in qualunque campo qui intorno, è da 19 anni che si fa attenzione per cercare qualcosa che potesse aiutare a dare una risposta a Francesco e alla sua famiglia».
Lorenzo, il fratello di Federica, all’epoca passò una settimana a battere il terreno intorno alla casa, di giorno e di notte, con le pile, fino a quando le forze lo sostenevano.
Meno di un mese fa, l’Associazione guidata dal padre di Federica, aveva celebrato la Giornata Nazionale delle persone Scomparse con un appello per la raccolta sistematica dei campioni DNA dei famigliari delle persone sparite nel nulla per eventuali comparazioni in caso di ritrovamento di cadaveri senza identità.
L’importanza della banca del Dna per gli scomparsi
«Due anni fa abbiamo depositato il Dna mio, di mia moglie e di mio figlio – rivela Farinella – ed è attingendo a questo data base che i carabinieri hanno potuto accertare l’identità dei resti trovati nel bosco qua davanti».
Il dolore per la scomparsa di Federica si rinnova ogni giorno da 19 anni anche ascoltando le tante altre storie di sparizioni che Farinella raccoglie come presidente di Penelope.
«Io non smetterò mai di aiutare le famiglie degli scomparsi – dice – perché conosco bene questo dramma. Anche ora che, purtroppo, ho smesso di cercare mia figlia».
«Nei verbali deve sparire quella frase ingannevole»
E rivela una richiesta singolare dell’Associazione: «Quella di smettere di indicare nelle denunce di scomparsa che la persona sparita “si è allontanata volontariamente”. Non è così praticamente mai. Per favore, togliamo quel “volontariamente” che non corrisponde a verità e distorce la realtà».
Anche nella denuncia sulla scomparsa di Federica era scritto che la ragazza si era “allontanata volontariamente”. «Ma non è così, lei non se ne è andata di sua volontà» dice sicuro il padre.
Daniela Peira