«La città di Asti non merita questa violenza». «Vogliamo uomini e mezzi». «Basta chiacchiere»: sono stati questi gli slogan più gridati e ripetuti nella manifestazione organizzata dai
«La città di Asti non merita questa violenza». «Vogliamo uomini e mezzi». «Basta chiacchiere»: sono stati questi gli slogan più gridati e ripetuti nella manifestazione organizzata dai sindacati di polizia che mercoledì sera sono scesi in piazza. Una fiaccolata cui hanno aderito almeno 400 persone, in un corteo partito dalla Questura e terminato sotto la Prefettura.
Dopo mesi di proteste ed accuse da parte dei cittadini di uno scarso impegno delle forze dell'ordine e parole di rassicurazione e di ridimensionamento dei fenomeni criminali arrivati dai vertici delle istituzioni chiamate a garantire la sicurezza, è stato l'anello di congiunzione ad alzare la testa e la voce. I poliziotti, ogni giorno al lavoro nel terreno di mezzo fra cittadini e dirigenti, hanno messo in piazza le condizioni in cui lavorano, non sempre note alla gente che pretende più risposte da loro. Qualche esempio? Partiamo dall'organico che, per la Questura di Asti è fermo alle disposizioni del 1989 quando la società era completamente diversa da quella di oggi, compresa quella criminale. Ebbene, anche di fronte ad un'anacronistica analisi di fabbisogno di personale, attualmente la pianta organica segna un 25% in meno di operatori in servizio.
Da anni ormai, alla Questura di Asti arrivano le "briciole" delle assegnazioni di giovani poliziotti appena usciti dalle scuole di Polizia; l'anno scorso non è arrivato neppure uno. E chi è qui a lavorare deve accettare doppi incarichi per sopperire ai colleghi in ferie, malattia, in pensione, trasferiti. Riducendo dunque ancora di più l'efficacia del proprio operato "diviso" su più fronti. Una sola Volante per turno fa quel che può nel pattugliare il "quadrante" di città che le viene assegnato e in caso di intervento rimane bloccata anche per ore in un unico punto. Stesso discorso per la Sala Operativa tenuta da un solo operatore per turno (che a volte deve rimanere al lavoro anche per coprire turni successivi in caso di impedimento del collega che dovrebbe "montare"). Di pomeriggio si accolla anche il servizio di centralino e se risponde ad una chiamata deve seguire tutto l'intervento dall'inizio alla fine, mandando "in coda" ogni altra richiesta seguente.
La Questura di Asti, a conti fatti, dispone di meno poliziotti di un qualunque commissariato di Torino. Non parliamo poi delle auto. Non particolarmente datate ma con altissimi chilometraggi: sono poche e dunque vengono usate 24 ore su 24 ad ogni turno che si avvicenda. La Polizia Penitenziaria dispone di sole due auto per i servizi e per alcune traduzioni di detenuti; ognuna ha percorso più di 200 mila km e rappresentano un pericolo per gli agenti, per i trasportati e per ogni cittadino che incroci la loro strada, in caso di avaria grave. «Per noi è significativa questa sera la presenza della Federazione Italiana Tabaccai e delle associazioni di categoria cittadine – hanno dichiarato Piero Gaviano del Siap e Marco Del Trotti del Silp Cgil, fra i sindacati organizzatori – perchè hanno compreso che siamo i primi a sentire la difficoltà di contrastare problemi vecchi e nuovi di criminalità in questo regime di assoluta sproporzione fra operatori e malviventi».
Delusione e amarezza, fra i poliziotti, per l'assenza del Questore e del prefetto reggente Paolo Ponta, entrambi in ferie. Ad accoglierli sotto la Prefettura c'era invece il vice prefetto Arnaldo Agresta che ha ribadito la totale comprensione dei problemi manifestati dai sindacati garantendo l'impegno della Prefettura per risolverli.
Daniela Peira