Cerca
Close this search box.
giaberto gatti ed elsa cabodi montafia cinema statuto
Cronaca
40 anni dopo

Montafia non dimentica Gianberto ed Elsa, giovani genitori vittime del rogo al Cinema Statuto

Lui era originario del paese il cui cimitero oggi accoglie le spoglie della coppia. Lasciarono orfani due figli di 2 e 3 anni

Non bastano 40 anni per rimarginare del tutto una ferita così profonda.
Lo sa bene la famiglia Gatti che insieme ad altre decine di famiglie ha ricordato ieri, 13 febbraio, la tragedia del Cinema Statuto di Torino.
Una tragedia in cui persero la vita 64 persone: 31 uomini, 31 donne, un bambino e una bambina. Il loro unico torto fu di essere nel posto sbagliato al momento sbagliato in un’epoca in cui la sicurezza nei locali pubblici era scarsa e ampiamente elusa perchè ritenuta una “fissazione” burocratica.
Nonostante l’assenza di internet, telefoni cellulari e social, la notizia del rogo arrivò presto a Montafia: fra le vittime anche Eugenio Alberto (per tutti “Gianberto”) Gatti e la moglie Elsa Cabodi, rispettivamente 34 e 30 anni.
Gatti è una famiglia di Montafia, paese orgoglioso di aver dato i natali al padre di Gianberto, alto ufficiale degli Alpini.
«Mio fratello e mia cognata abitavano a Torino – racconta Maria Vittoria Gatti, insegnante in pensione, sorella di Gianberto – Lui era funzionario legale di una compagnia di assicurazioni, lei presidente di un liceo linguistico. Avevano due figli: Alessandro e Lorenzo, di 2 e 3 anni. Avevamo appena finito di ristrutturare la storica casa di famiglia qui a Montafia e spesso ci ritrovavamo tutti insieme».
La coppia in quel periodo era molto stanca perchè aveva fatto da poco trasloco e con i due bimbi piccoli e il lavoro, era sotto pressione.
«Quella domenica erano a pranzo dai genitori di Elsa – prosegue nel racconto Maria Vittoria – e il padre, vedendoli molto provati, aveva proposto di tenere i bambini qualche ora per consentire loro di riposarsi e rilassarsi un po’». Con un’amica scelsero di andare a vedere “La Capra” allo Statuto e trovarono posto solo più nella galleria, ai piani superiori.
«La notizia dell’incendio si sparse subito a Torino e subito il fratello di Elsa con l’allora fidanzato di Carola, sorella mia e di Gianberto, andarono sul posto. Fu terribile. Toccò a loro riconoscerli quando ancora si trovavano nel garage di un’autorimessa vicina al Cinema, improvvisata come camera ardente. Elsa venne riconosciuta grazie ai suoi piedi molto piccoli e aggraziati, mio fratello dalla barba».
Un colpo terribile che cambiò in pochi minuti il destino di molte famiglie: i genitori delle vittime, i fratelli, le sorelle. E quei due bimbi, così piccoli, che sarebbero cresciuti con gli zii senza quasi avere ricordi propri dei genitori.
Gianberto ed Elsa sono sepolti vicini, nella tomba della famiglia Gatti al cimitero di Montafia: la pace e il silenzio delle colline per compensare la disperazione dei loro ultimi attimi di vita. Una pace molto vicina a quella della montagna, così amata da Gianberto tanto da far parte del gruppo che costruì la cappella dedicata alla Madonnina dei Ghiacciai e ai Caduti del Monte Rosa nel ricordo di Don Aristide Vesco.
Maria Vittoria Gatti ci affida, per qualche giorno, la “reliquia” di casa: un libro che venne stampato in pochissime copie, una per ogni famiglia colpita da quel lutto, che raccoglie le biografie di tutte le vittime del Cinema Statuto. Una Spoon River di carta che testimonia l’importanza della prevenzione e ricordi ogni giorno quanto gesti di superficialità possano portare ad eventi drammatici.

 

Il cognato a lungo presidente del Comitato Vittime dello Statuto

Il fratello di Elsa, Sergio Cabodi, medico, fu a lungo il presidente del Comitato “Vittime dello Statuto”.
In ogni occasione pubblica e intervista sull’argomento, ha sempre detto che nessuna delle famiglie colpite dal lutto cercava vendetta, solo pretendeva un rigoroso accertamento della verità, di quanto successo e delle responsabilità.
L’attività del Comitato, oltre ad un mutuo aiuto per superare il dolore, per molti anni ha organizzato incontri ed eventi di sensibilizzazione dell’opinione pubblica sui temi della sicurezza nei luoghi pubblici. Istituendo anche premi studi in questo senso.

 

Le cause: da allora tutto cambiò nella sicurezza dei locali pubblici

Fu l’allora giovane giudice istruttore Giancarlo Caselli ad indagare sulla tragedia del Cinema Statuto.
Subito abbandonata una prima ipotesi di fuoco appiccato da un piromane, le perizie fecero emergere una serie di gravissime violazioni alle norme di sicurezza: porte di emergenza sprangate (il titolare si giustificò dicendo che aveva paura che si imbucassero degli spettatori senza pagare), inferriate ad una finestra che poteva essere una via di fuga, rivestimenti infiammabili, scaladi accesso alla galleria irregolare e un impianto elettrico vecchio dal quale è scaturito l’incendio. Un incidente evitabile, è stato più volte ripetuto durante i processi.

Ma che, nella sua drammaticità, ha segnato un importante spartiacque nella consapevole di quanto sia importante il rispetto delle norme di sicurezza nei locali pubblici.

Condividi:

Facebook
Twitter
WhatsApp

Le principali notizie di Asti e provincia direttamente su WhatsApp. Iscriviti al canale gratuito de La Nuova Provincia cliccando sul seguente link

Edizione digitale