E’ arrivata poco fa la decisione del gip di Alessandria Riccardo Ghio: Makka, la ragazza di appena 18 anni che ha ucciso venerdì sera il padre al culmine di una lite in famiglia, non andrà in carcere come chiesto dal pm.
E’ passata la linea della difesa, sostenuta dall’avvocato Massimiliano Sfolcini che aveva chiesto gli arresti domiciliari nella comunità protetta in cui si trova da venerdì, seguita dagli psicologi. «In questo momento la detenzione in carcere per quella ragazza sarebbe devastante – ha detto il suo difensore – Abbiamo acconsentito all’applicazione di qualunque tipo di dispositivo elettronico di tracciamento pur di restare in comunità». Può così darsi che, nei prossimi giorni, possa essere disposta l’attivazione del braccialetto elettronico.
La ragazza è scoppiata a piangere quando ha capito che non sarebbe tornata a casa, ma il suo difensore le ha spiegato che poteva andare molto peggio.
«Ha bisogno di stare un po’ in pace per riflettere su quanto accaduto. E’ importante prendere tempo dopo questa prima forte onda giudiziaria».
Makka ha chiesto di poter avere i suoi libri di scuola per continuare a studiare.
Intanto è stata disposta l’autopsia sulla salma del padre e già per fine settimana potranno probabilmente tenersi i funerali.