A distanza di poco più di un mese da quel venerdì che ha cambiato per sempre la famiglia Sulaev, Makka, 18 anni da poco, ha potuto riabbracciare la madre e i suoi fratelli.
Calato il clamore seguito all’omicidio rimbalzato su tutte le cronache nazionali, al lavoro vi è la Procura della Repubblica di Alessandria, competente per territorio, e l’avvocato Massimiliano Sfolcini, difensore della ragazza.
La Procura potrebbe non tardare a chiudere le indagini. In mano ha già un quadro piuttosto completo sia di quanto successo quel venerdì pomeriggio in cui la ragazza ha ucciso il padre a coltellate, sia della situazione familiare in cui regnava imperante una vita quotidiana fatta di violenze domestiche e soprusi nei confronti della ragazza e della madre.
Gli investigatori hanno anche acquisito, fin dal primo intervento dei carabinieri, la sua piena confessione giustificata, appunto, dall’esasperazione per il trattamento riservato dal padre a lei e alla madre. Determinante anche il racconto della “supertestimone” estranea alla famiglia presente in casa al momento dell’aggressione. Sull’altro fronte, l’avvocato Sfolcini sta conducendo una intensa attività di indagini difensive per dare corpo giuridico alle motivazioni del terribile gesto da “spendere” al processo.
Makka, che da quel venerdì è ospitata in una comunità, ha ottenuto il permesso di visita della sua famiglia. Un momento emotivamente molto intenso ed utile a lei per superare l’inferno che sta vivendo. Purtroppo non è stata attivata la dad e le assenze accumulate dal momento dell’arresto hanno imposto la decisione di ritirarla dall’anno scolastico per non avere la bocciatura sul suo curriculum. Una decisione che le è pesata moltissimo, considerando il suo amore per lo studio e l’ambizione ad intraprendere la carriera di medico.