Nessun processo pubblico
Non ci sarà un processo pubblico per l’omicidio di Manuel Bacco, il tabaccaio ucciso nel suo negozio di corso Alba alla vigilia del Natale del 2014.
Tutti e cinque gli imputati hanno scelto di essere giudicati in rito abbreviato, davanti al Gup Belli che ha accolto anche tutte le loro “condizioni”.
Si tratta di richieste fatte dal drappello di avvocati difensori in merito all’audizione di alcuni testimoni ma soprattutto al confronto di esperti che hanno prodotto e firmato delle consulenze tecniche già agli atti del processo.
Sono ben quattro le consulenze prodotte dagli avvocati Caranzano e Brignolo difensori di Jacopo Chiesi, il giovane pizzaiolo ritenuto l’autore materiale dello sparo che costò la vita a Manuel Bacco.
Manuel Bacco
Consulenze medico legali
Hanno presentato una consulenza medico legale per confutare i riscontri antropometrici dei consulenti del pm che, attraverso l’analisi dei filmati di sorveglianza ritengono compatibile, per altezza e corporatura, la sovrapposizione del killer con la figura di Chiesi. La difesa, a questo proposito, ribatte sostenendo che il rapinatore responsabile della morte di Bacco non porta gli occhiali che sono invece assolutamente indispensabili al ragazzo affetto da un grave difetto di vista. E poi la perizia balistica sui proiettili trovati a casa sua, provenienti dallo stesso lotto di produzione di quelli sparati durante la rapina finita male. Al dottor Piccinini spetterà confrontarsi sulla consulenza che analizza il Dna rilevato sul cappello di lana usato dal rapinatore e abbandonato nella fuga mentre la quarta consulenza riguarda la posizione di Chiesi secondo il tracciato delle celle telefoniche agganciate.
Analisi delle celle telefoniche
Quello del posizionamento attraverso le celle telefoniche è un argomento che sarà trattato anche dal dottor Miriello, consulente per Fabio Fernicola, difeso dall’avvocato Patrizia Gambino. E anche loro hanno già prodotto una corposa consulenza sul Dna firmata dal dottor Marzio Capra, già consulente della difesa nel caso Yara Gambirasio.
La “condizione” posta da Antonio Guastalegname, difeso dagli avvocati Malabaila, Caranzano e Schembri è stata quella di sentire in aula l’ex convivente del super testimone dell’accusa, sostenuta dal pm Laura Deodato.
Consulenze su celle telefoniche depositate anche per gli altri due imputati, Giuseppe Piccolo (individuato come secondo rapinatore insieme a Chiesi nella tabaccheria) e Domenico Guastalegname, figlio di Antonio.
In aula tutti gli imputati e la vedova di Manuel Bacco, Cinzia Riccio, accanto all’avvocato Aldo Mirate che la rappresenta come parte civile.
Doppio prelievo dal berretto per il Dna
C’è attesa per una eccezione sollevata dai difensori di Jacopo Chiesi in merito alla legittimità dell’esame del Dna sul cappello di lana.
Su quel cappello sono stati eseguiti due diversi esami a cura del Ris. Il primo nell’immediatezza del fatto (che non aveva rivelato alcuna traccia), il secondo un anno dopo (il cui responso aveva inguaiato Chiesi, Fernicola e Piccolo).
Ma Chiesi, dice la difesa, all’epoca del secondo esame era già fortemente sospettato dell’omicidio e gli inquirenti lo tenevano sotto controllo telefonico, era già stato sentito e gli era già stato prelevato di nascosto il Dna. «Secondo noi esistevano tutti i presupposti di legge per avvisarlo e consentirgli di nominare un consulente di parte per un esame irripetibile» ha dichiarato l’avvocato Brignolo.
Su questa eccezione il gup Belli si è riservato di decidere alla prossima udienza che si terrà il 14 luglio.
Nel frattempo l’avvocato Gambino ha anche chiesto di avere accesso a tutti gli elaborati scientifici prodotti nella progressione della consulenza sul Dna scaturita poi nella relazione finale depositata agli atti.