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Cronaca
Emergenza veterinaria

Per arginare la peste suina africana servirebbe un maxi recinto da 275 chilometri

Lo annuncia l’assessore Protopapa alle associazioni agricole. La posizione di Confagricoltura.

Per contenere la diffusione della peste suina africana gli esperti della Commissione europea, al termine del loro sopralluogo in Piemonte, hanno suggerito di posare una recinzione con reti metalliche per impedire l’uscita dei cinghiali dalla zona infetta. Lo ha comunicato l’assessore regionale all’Agricoltura Marco Protopapa alle organizzazioni professionali agricole che ha riunito questa mattina nella sede di Corso Stati Uniti a Torino, chiarendo che il perimetro delimitato è di circa 275 chilometri. La Società Autostrade dovrà rafforzare le recinzioni già esistenti e, non appena il piano di eradicazione della peste suina sarà definito, si dovrà avviare la realizzazione di un nuovo di una nuova recinzione, esterna a quella autostradale esistente.

Il Team di esperti della Commissione Europea, (nella foto) che opera in situazioni di emergenza veterinaria, ha fornito assistenza scientifica, tecnica, gestionale e pratica, per perfezionare le misure di controllo ed eradicazione più adatte a fronteggiare la peste suina africana. Gli esiti della missione saranno discussi e affrontati la prossima settimana, durante la riunione dell’Unità Centrale di Crisi sulla peste suina africana.

La missione era iniziata lunedì 7 febbraio 2022. Gli esperti dell’EUVET hanno effettuato visite sul campo nei territori in cui si sono evidenziate le positività, incontrato Ministero della Salute, autorità sanitarie regionali e locali di Piemonte, Liguria Lombardia, Emilia-Romagna e Toscana; con la presenza costante dell’Istituto Zooprofilattico che ha riscontrato i casi di positività finora accertati, e che continua la sua opera di indagine diagnostica e analitica e di supporto tecnico-scientifico.

Quello della maxi recinzione <È un lavoro estremamente oneroso – dichiara il presidente di Confagricoltura Piemonte Enrico Allasia – che non dovrà sottrarre risorse ai fondi stanziati dal Ministero per ristorare le aziende agricole danneggiate. A questo riguardo chiediamo a tutti gli enti interessati di fare presto, perché le imprese di allevamento sono in estrema difficoltà>. Confagricoltura chiede che, in questo particolare frangente, non si proceda con soluzioni ordinarie, ma con urgenza, tramite l’adozione di ordinanze immediatamente esecutive, in particolare per quanto riguarda il depopolamento dei cinghiali. <I dati che ci sono stati riferiti oggi, peraltro frammentari e incompleti  – aggiunge Enrico Allasia – evidenziano che l’attività di selezione del cinghiale nell’ultimo anno è stata a dir poco deludente. Siamo di fronte a un’emergenza sanitaria ed è necessario intervenire con azioni immediate, che prevedano piani di abbattimento straordinari degli ungulati>.

Il direttore di Confagricoltura Piemonte Ercole Zuccaro sottolinea che <il valore del patrimonio suinicolo piemontese, stimato per difetto dal Ministero delle Politiche agricole, ammonta a 240 milioni di euro. Le principali regioni produttrici, che insieme al Piemonte sono Lombardia, Emilia-Romagna, Veneto e Toscana, portano questo importo a oltre 1,4 miliardi di euro. È una filiera di straordinaria importanza, sia per l’economia agricola, sia per il sistema agroindustriale e per le nostre esportazioni: di qui – sostiene Zuccaro – l’esigenza di adottare al più presto tutte le misure precauzionali utili per far sì che l’epidemia rimanga confinata e che si possa eradicare al più presto la malattia>.

 

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3 risposte

  1. Caro Allasia, l’unica “straordinarietà” è costituita dall’inquinamento che producono gli allevamenti intensivi, senza parlare dell’emergenza sanitaria provocata dagli antibiotici utilizzati. Inoltre che gli allevamenti intensivi siano in “estrema difficoltà” lo ritengo solo un bene e mi auguro che presto falliscano e scompaiano: per il bene degli animali, del territorio e delle persone la cui salute è messa in serio pericolo dal consumo di quelle carni e dall’inquinamento prodotto, che oramai ha da tempo superato il limite massimo sopportabile. Il vergognoso profitto di pochi non può mettere a repentaglio la vita e la salute di tante persone e causare indicibili sofferenze a milioni di povere creature.

  2. L’unica “straordinarietà” è costituita dall’inquinamento che producono gli allevamenti intensivi, senza parlare dell’emergenza sanitaria provocata dagli antibiotici utilizzati. Inoltre che gli allevamenti intensivi siano in “estrema difficoltà” lo ritengo solo un bene e mi auguro che presto falliscano e scompaiano: per il bene degli animali, del territorio e delle persone la cui salute è messa in serio pericolo dal consumo di quelle carni e dall’inquinamento prodotto, che oramai ha da tempo superato il limite massimo sopportabile. Il vergognoso profitto di pochi non può mettere a repentaglio la vita e la salute di tante persone e causare indicibili sofferenze a milioni di povere creature.

  3. Concordo, ed invece abbattono i maiali dei piccoli allevamenti dove si produce carne sana e gli animali sono tenuti amorevolmente.

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