Sei patteggiamenti
Con sei patteggiamenti ratificati questa mattina dal gip Belli, è cominciato il processo bis a carico di un piccolo esercito di imputati: 37 in tutto che devono rispondere, con varie sfumature di responsabilità, di detenzione di sostanze stupefacenti (prevalentemente nelle loro abitazioni) e di cessioni di dosi ad un ancor più numeroso esercito di tossicodipendenti della città.
Si tratta del “secondo tempo” del procedimento nato sull’operazione White Wheels portata a termine dalla Squadra Mobile di Asti lo scorso anno.
Ieri hanno patteggiato Ivano Castagno, sopranominato “Zio” che, in continuazione con la condanna già inflitta nel primo processo, arriva ad una pena complessiva di 4 anni e mezzo. Sono invece 3 anni e mezzo gli anni inflitti a Consuelo Marmo, della “Consu” mentre di poco più bassa (3 anni e 1 mese) la condanna a carico di Liliana Comito, della “Eli”. Le condanne complessivamente più pesanti hanno riguardato Moez Bouchiba, tunisino soprannominato Massimo (6 anni e 9 mesi) e Jean Sane, “Rasta”, senegalese condannato a 5 anni e 8 mesi. Un sesto imputato che ha patteggiato, Erminio Scagliotti, è stato condannato ad 1 anno con la sospensione condizionale della pena.
Le richieste per l’abbreviato
Il pm Donatella Masia ha poi fatto le richieste di pena per tutti gli altri 31 imputati con condanne variabili fra i 4 e i 7 anni.
Le difese avranno occasione di smontare le accuse nella prossima udienza del 28 maggio.
Fra gli imputati più eccellenti di questa maxi operazione, sicuramente spicca Stefano Canonica, di 40 anni, il quale, oltre ad essere accusato di detenzione e spaccio, deve rispondere anche di un’altra gravissima accusa: quella di aver indotto la moglie all’uso di dorghe e, in due occasioni (nel 2014 e nel 2015) ad averle iniettato eroina con violenza, contro la sua volontà.
Donne assaggiatrici usate come corrieri
Tutti gli altri imputati, invece, avevano vari ruoli nel controllo dello spaccio nelle piazze astigiane che, fisicamente, raggiungevano in bici per essere più veloci nelle consegne e altrettanto agili nelle fughe in caso di eventuali retate.
Le tante donne imputate avevano prevalentemente il ruolo di corrieri da Torino e Milano e quello di “assaggiatrici” della droga.