Si è chiusa ora la lunga arringa difensiva dell’avvocato Dario Bolognesi in quella che dovrebbe essere la penultima udienza della Corte d’Assise di Asti chiamata a giudicare Mario Roggero, il gioielliere di Grinzane Cavour che nell’aprile del 2021 freddò a colpi di pistola due rapinatori in fuga dopo il colpo nel suo negozio e ne ferì un terzo.
Nella scorsa udienza il pm Davide Greco aveva chiesto una condanna a 14 anni per duplice omicidio volontario, tentato omicidio e altri reati collegati alla detenzione dell’arma e agli spari sulla via.
Oggi Bolognesi, che ha parlato dalle 9,30 a poco fa, ha chiesto a giudici togati (presidente Giannone, a latere Sparacino) e a quelli popolari, di giudicare l’imputato per quello che è, per il suo vissuto, per il fatto di cui è accusato senza rigidità e applicazione asettica del codice penale.
«Per Roggero i 14 anni chiesti dal pm equivalgono ad un ergastolo, vista la sua età – ha esordito – e vi invito a dare interpretazione della legge prima di decidere. Il nostro ordinamento lo consente, ovviamente entro i limiti di legittimità, ma in questo caso, più che in altri, è importante valutare prima la persona che avete davanti e poi l’applicazione mera delle pene previste dal codice».
Le sue conclusioni sono state anticipate quasi subito: «Chiedo l’assoluzione per il mio assistito. E non per incapacità di intendere e volere, ma per legittima difesa putativa».
Che si può spiegare, in sintesi, nel fatto che Roggero ha agito per difendere sè stesso e la sua famiglia che sentiva pesantemente minacciata. E poco importa che le riprese del video della rapina ricostruito con immagini all’interno e all’esterno del negozio, diano una lettura diversa, cioè quella di un uomo che insegue i rapinatori e li uccide per strada mentre tentano la fuga. L’ordinamento spiega che si tratta di legittima difesa putativa quando “a causa di un errore di fatto, può succedere che un individuo creda di essere minacciato mentre il pericolo non sussiste”.
Per la difesa, Roggero in quel momento era pienamente convinto di essere sotto minaccia incombente, soprattutto pensava che la moglie fosse stata rapita dai malviventi e ha agito nell’esclusivo fine di impedire la fuga per paura che venisse portata via da loro.
Dalle immagini si vede che in realtà lui la moglie la scansa, ancora in negozio, per inseguire i ladri ma ha più volte ripetuto di non ricordare quel particolare neppure dopo aver visto la registrazione delle telecamere. Come se non l’avesse mai vista e ancora oggi, ha detto nelle sue dichiarazioni, non loro ricorda.
Una lunga parte della sua arringa, l’avvocato Bolognesi l’ha dedicata alla rapina subita nel negozio da Roggero e una delle sue figlie nel 2015. E’ lì, secondo la difesa, che avviene quello spartiacque nella mente di Roggero che, dopo quel colpo, non sarà più lo stesso. Un uomo che non ritiene più sicuro il negozio in cui ha passato una vita con la moglie che nel retro ha cresciuto prima le figlie e poi i nipoti; un uomo che da allora è stato sempre ipervigilante; un uomo che non parlava d’altro che di quella rapina in negozio, con i clienti, con gli amici, con la famiglia; un uomo che ha visto la rinuncia a lavorare con loro in negozio di una delle figlie terrorizzata da quanto capitato; un uomo che non ha più potuto contare sulla presenza dei nipoti nel retro perchè ritenuto un luogo ormai pericoloso.
«Lì si è incardinato in Roggero uno stress post traumatico grave – ha affermato la difesa – riconosciuto da tutti e 5 fra consulenti e perito, che spiega la reazione dell’uomo quando, sei anni dopo, si è trovato nella stessa situazione ed è riaffiorata tutta la drammaticità di quella prima rapina in cui era stato pesantemente malmenato».
I consulenti hanno riconosciuto la personalità rigida del gioielliere e su questa si è innestato quell’evento traumatico della rapina del 2015 che lo ha traghettato verso un disturbo di adattamento a seguito di azione stressante di origine traumatica. Il DSN5, così lo “catalogano” gli psichiatri. Una valutazione che fino a qualche tempo fa non era sufficiente a determinare l’incapacità di intendere e volere ma che una sentenza a sezioni riunite della Cassazione ha invece “recuperato” fra quelli che, se accertati, possono portare alla non punibilità.
«E in questo processo questo disturbo presente in Roggero è stato ampiamente accertato» ha detto l’avvocato Bolognesi.
Una chiave di interpretazione offerta alla Corte d’Assise per arrivare all’assoluzione però per legittima difesa, non per incapacità.
«L’aver riconosciuto il disturbo – ha detto il difensore – porta a spiegare il comportamento di Roggero che, in quei drammatici momenti, si è sentito pesantemente minacciato e, come tale ha reagito. Di qui la legittima difesa».
L’udienza è stata rinviata al 4 dicembre per le repliche in seguito alle quali la Corte si riunirà in Camera di Consiglio per la sentenza.