Nell’inchiesta anche una denuncia da Nizza
Dietro alla mera cronaca delle denunce e dei sequestri eseguiti dalla Guardia di Finanza di Caltanissetta per l’operazione Cashback che ha colpito la piattaforma Amicopolis, ci sono storie di persone e famiglie disperate per aver perso i loro soldi faticosamente risparmiati.
L’indagine delle Fiamme Gialle ha avuto impulso grazie anche ad una denuncia partita dalla nostra provincia, dalla zona del Nicese per la precisione.
Una persona che, dopo aver tentato in tutti i modi di tornare in possesso dei soldi investiti in Amicopolis, si è rivolta alla Tenenza della Guardia di Finanza di Nizza dove ha trovato il luogotenente Pietro Accardi a ricevere la denuncia prontamente trasmessa ai colleghi siciliani.
Come è iniziato
Ma come è arrivata questa truffa siciliana fino alla provincia astigiana?
«Tramite due conoscenti della provincia di Cuneo che, durante una serata in un locale pubblico, hanno presentato a me e ad altre numerose persone, la possibilità di investire in un sistema chiamato Amicopolis – racconta direttamente l’investitore astigiano – Ci hanno spiegato che, registrandosi in questa piattaforma e creando una pagina simile a Facebook, Amicopolis per la pubblicazione delle proprie foto personali avrebbe pagato l’utente riconoscendogli dei crediti giornalieri che, alla soglia dei 300 euro, potevano essere prelevati. Altresì si poteva acquistare, tramite trattativa privata condotta solo dai promotori stessi, dei pacchetti pubblicitari Polis che avrebbero garantito un rendimento trimestrale elevatissimo. Cifre esorbitanti ! Le garanzie che gli stessi fornivano era la storicità del sistema che da alcuni anni consentiva a chi aveva investito, di ottenere un pay back mensile con un interesse molto alto e alcune monete d’oro alla fine dei 36 mesi (durata dell’investimento)».
Le strategie dei promoter
Per dare più forza al loro tentativo di persuasione, hanno riferito che erano molti i personaggi del mondo bancario e finanziario che avevano investito in Amicopolis e che loro stessi aveva fatto raccolta di risparmi fra i familiari e gli amici più stretti per non far scappare a nessuno questa “grande opportunità” di guadagno.
Investiti 25 mila euro
«Pertanto, abbagliato da tale proposta, e succube della loro insistenza, decisi di investire ad inizio anno 2018 circa 25 mila euro, frutto dei risparmi famigliari. L’investimento consisteva in un bonifico bancario ad un conto corrente postale intestato alla Amicopolis stessa. I primi 3 mesi ricevetti, come concordato, 3 pagamenti di circa 2500 euro cadauno, poi tutto si bloccò. Non avendo mai avuto contatti con l’Amicopolis direttamente, ma solamente tramite i promoter, li contattai chiedendo spiegazioni. Gli stessi mi dissero di stare sereno, che era solamente un incagliamento nel sistema, in quanto l’azienda stava effettuando grandiosi investimenti nella piattaforma (sistema tipo Amazon) e all’interno dell’azienda. Questi investimenti venivano pubblicizzati per noi utenti e investitori sia nei gruppi whatsapp gestiti dai promoter stessi, sia nelle pagine web dell’azienda (facebook, sito web, canale telegram)».
Soldi mai restituiti
Ma ad ottobre ancora non si erano “sbloccati” i pagamenti mensili e l’investitore si preoccupò ancora più seriamente, decidendo di recedere dall’investimento.
«Mi venne trasmesso un modulo da compilare che garantiva il rimborso a 30 giorni data ricevimento della raccomandata. Ma nulla ricevendo dopo tale data, nonostante i continui solleciti scritti tramite mail e ai promoter stessi, scrissi alcune pec direttamente al legale rappresentante della Amicopolis Fulvio Amico che, anzichè rispondermi con dei dati certi, tergiversava con scuse, minacciandomi di querela per diffamazione se avessi continuato a sollecitare il rimborso del mio denaro anche sulla loro pagina Facebook».
E’ a quel punto che l’investitore astigiano decide di rivolgersi alla Guardia di Finanza di Nizza.
«Lì ho ricevuto una lodevole accoglienza e assistenza da parte di tutto il personale del comando che ha raccolto la denuncia e ha istruito il mio caso».