Un vaso di crisantemi, una rosa, una composizione di semplici fiori di campo. Sul selciato, due margherite gialle, quattro lumini. Arriva un ragazzo, zaino in spalla: appoggia alla staccionata un
Un vaso di crisantemi, una rosa, una composizione di semplici fiori di campo. Sul selciato, due margherite gialle, quattro lumini. Arriva un ragazzo, zaino in spalla: appoggia alla staccionata un mazzo di orchidee. Qualcuno su un foglio ha scritto la propria rabbia: "Una donna, una mamma, un'amica, una persona unica come ognuno di noi. Sentirsi impotenti di fronte a tanto dolore". E' domenica mattina, cielo grigio solcato da refoli di vento freddo. Sono passate poco più di ventiquattr'ore da quando Barbara Natale ha perso la vita sul selciato della strada che costeggia la ferrovia, colpita brutalmente dal marito Luigi Caramello con nove coltellate. Il day after porta ancora i segni dell'incredulità. E della crudeltà. La grossa macchia di sangue è coperta da uno strato di sabbia rossastra.
Lungo corso Libertà è una processione silenziosa, raccolta, discreta. In coppia o singolarmente canellesi, ma anche forestieri provenienti da Santo Stefano Belbo e dai paesi vicini, si avvicinano al luogo del delitto. Si soffermano a pochi metri dal luogo dell'aggressione, con rispetto, quasi ad esorcizzare il fatto di sangue. Altri passano veloci restando pudicamente lontani, uno sguardo a quella pozza scura. Scuotono il capo. «Non è possibile», si fanno il segno della croce, si allontanano nella nebbiolina. La pietà non ha confini. Così Canelli vive il dramma di una vita persa a causa della gelosia accecante. Ancora sconvolti dalla mattanza di Parigi, i commenti tra i due episodi di incrociano nei capannelli sotto l'albero del volontariato di piazza Cavour e nei bar all'ora del caffè. «Incredibile quel che è accaduto, una storia come tante finita male» è l'opinione corrente. I più pensano alle figlie, Giada e Ylenia, di una vita segnata. Nelle chiese cittadine si è pregato per loro. Scene che dalla televisione assumono sembianze drammaticamente reali. Sabato mattina un giovane, tra i tanti curiosi che si erano raccolti nei pressi dell'ex trazione, manifestava il proprio stupore ad un carabiniere.
«Anche a Canelli succedono queste cose?». Il militare, pronto ed esperto, sorride amaramente: «Anche Canelli fa parte del mondo. E il mondo, oggi, è anche questo». Il sindaco Marco Gabusi ha appreso con costernazione la vicenda. «Pensiamo che questi fatti non ci debbano mai toccare, ma anche la tranquilla realtà di provincia deve fare i conti con la vita di ogni giorno. Il nostro compito, come istituzioni, è di arginare i disagi, quando conosciuti». Chi conosceva la vittima è l'assessore Luca Marangoni. «Voleva aprire un'attività di servizio pubblico, trasporto a chiamata per gli anziani. Dovevamo incontrarci per definire il progetto». Che, adesso, rimarrà un sogno, sfiorito come la vita di Barbara Natale una mattina di novembre.
Giovanni Vassallo