«Mi sento come quel camionista di Basko sul Ponte Morandi»
«Mi sento come si deve essere sentito l’autista del camion Basko che l’anno scorso è scampato miracolosamente al crollo del Ponte Morandi ed è rimasto lì sul bordo del precipizio».
Non poteva scegliere immagine migliore, Salvatore Bencivenga, 38 anni, autista di autobus dell’Asp che domenica scorsa si è trovato a meno di 20 metri da un altro bordo di precipizio, quello del viadotto crollato sulla Torino-Savona dopo che una grande frana lo aveva colpito ai piloni di sostegno.
Aveva 20 persone a bordo
Bencivenga aveva 20 persone a bordo del bus Asp e le stava portando a Savona.
L’autista, infatti, era impegnato in un servizio sostitutivo delle Ferrovie in Liguria, regione già flagellata dal maltempo da giorni.
Non è la prima volta che l’Asp utilizza parte della sua flotta di bus per realizzare i collegamenti su ruota dove quelli su rotaia vengono interrotti per calamità.
Il vigilante si sbracciava in mezzo alla strada
«Ero diretto da Savona a San Giuseppe Cairo con una ventina di passeggeri a bordo – racconta Bencivenga – in quel momento aveva smesso di piovere e io avevo da poco imboccato l’autostrada al casello. Procedevo a velocità abbastanza bassa quando, dopo una semicurva, ho visto due auto davanti a me ferme e quel benedetto vigilante che è saltato in mezzo alla strada sbracciandosi per fermarmi.
Nonostante la visuale alta dell’autobus, non era affatto chiaro che l’autostrada fosse stata interrotta dal crollo perché il “taglio” è avvenuto in un tratto in cui la prospettiva in salita tradisce l’orizzonte.
Ho avuto tempo di rallentare e di accostare a destra senza far spaventare i passeggeri».
«Non mi sono reso conto»
Incredulo, l’autista è sceso senza rendersi neppure bene conto, insieme agli altri automobilisti, del pericolo che stava correndo.
Si è avvicinato al punto di distacco del manto stradale e solo lì ha compreso che il crollo si era portato via almeno quaranta metri di autostrada e che sarebbero bastati uno o 2 minuti di anticipo nel transito per finire nel vuoto.
«Se fosse successo di notte – commenta Bencivenga – sarebbe stata una strage».
Con l’autobus e i passeggeri sconvolti a bordo è rimasto ancora lì per un’ora poi, lentamente e grazie a Polizia Stradale e a Carabinieri, è riuscito a fare un lungo tratto di retromarcia sul viadotto prima di riuscire a fare inversione e togliersi di là.
Telefonate da parenti e amici
«Nel frattempo ho ricevuto continuamente telefonate dai miei genitori, dagli altri parenti, dai colleghi e dagli amici che sapevano che stavo lavorando su quella tratta e che avevano già visto l’autobus nelle prime foto e riprese dei telegiornali».
Ieri Salvatore era di nuovo a Savona, sul suo bus, a disposizione delle persone che avevano bisogno del suo servizio per andare e tornare da casa.
Impaurito? «No, ma fino a quando uno non si trova in una situazione del genere non può capire cosa si possa provare a toccare con mano la fortuna di essere ancora vivo».