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Paolo La Farina
Attualità, Cultura e Spettacoli
Monastero Bormida

Finita la stagione teatrale monasterese, è tempo di bilanci

Il direttore artistico La Farina: «Siamo molto soddisfatti; nei piccoli centri il teatro può diventare un’abitudine»

Nei giorni scorsi si è conclusa la rassegna teatrale di Monastero Bormida affidata alla direzione artistica di Paolo La Farina che fa un bilancio della stagione: «Un cartellone realizzato da Cortocircuito nell’ambito di “Piemonte dal vivo” – spiega – Sei spettacoli variegati, con compagnie da tutta Italia; abbiamo coinvolto anche realtà locali come la cooperativa Erica di Alba con il testo di Roberto Cavallo sulle alluvioni. Sul palcoscenico anche ospitato “Lady D” con Annalisa Favetti, regia di Pino Ammendola, che sta riscuotendo grande successo nei teatri italiani; alla faccia di chi dice che nei teatri minori arrivano solo prodotti di “serie B”. Merito anche di amministrazioni comunali illuminate che credono nel valore della cultura».

Il 2023 è stato l’anno delle sinergie; Monastero e Spigno Monferrato hanno unito i cartelloni: «Questo ci ha consentito di portare sul palcoscenico personaggi come Corrado Tedeschi e Alessandro Blasiol».

Non solo teatro impegnato, ma anche due commedie dialettali che hanno riempito le sale. Botteghino? «Abbiamo avuto alti e bassi – ammette La Farina – Spettacoli eccellenti come “Quintetto” di Marco Chenevier, definito dal Gardian di Londra “uno degli spettacoli più innovativi d’Europa”, ha contato pochissime presenze. Come mai? Purtroppo non c’è ancora la consapevolezza teatrale utile a distinguere uno spettacolo di valore. In provincia c’è ancora la concezione che il teatro sia una cosa “da cerimonia”, un vezzo da ricchi e vecchi. Ed invece può diventare qualcosa di quotidiano, “pop”, un antagonista degli spettacoli a senso unico: tv, cinema, internet, social. Il teatro è vivere (e condividere con gli attori) un’esperienza, non semplicemente vedere qualcosa. C’è bisogno di laboratori teatrali nelle scuole; andare a teatro deve diventare un’abitudine e nei piccoli centri, dove l’offerta non è variegata come in città, potrebbe rientrare nella pianificazione ordinaria del weekend. Magari dopo l’aperitivo».

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