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Economia

Artigianato, nell’Astigiano si stima fino a giugno un calo di 60 imprese

Pubblicato da Confartigianato il compendio del secondo semestre 2020. Bossi: “La pandemia ha accentuato l’incidenza delle cessazioni di attività che si verificano a fine anno”

Il settore dell’artigianato sarà segnato, nel primo semestre di quest’anno, dagli effetti della pandemia. Lo stato di difficoltà e incertezza dovuto all’emergenza sanitaria incrementerà, infatti, la diminuzione del numero di imprese e, quindi, di addetti del comparto che si verifica da diversi anni, dovuta anche alla difficoltà di ricambio generazionale.
Emerge dal compendio dati del secondo semestre 2020 pubblicato nei giorni scorsi da Confartigianato Imprese Piemonte, focalizzato sugli indicatori salienti che definiscono l’andamento del comparto.
«Il perdurante stato di incertezza della situazione sanitaria e le sue ripercussioni sulle dinamiche dell’economia, della produzione e del tessuto sociale nazionale ed internazionale – sottolinea l’Ufficio studi – fanno prevedere che nel primo semestre del 2021 le imprese artigiane del Piemonte subiranno una diminuzione, sia in termini di unità produttive che di occupati».
«L’incertezza conseguente alla situazione sanitaria – continua – viene tuttavia, almeno in parte, mitigata dalle aspettative sulla disponibilità dei vaccini anti Covid-19».

L’artigianato nell’Astigiano

In base agli ultimi dati dell’Osservatorio dell’Artigianato della Regione Piemonte, al 30 giugno 2020 le imprese artigiane piemontesi ammontano a 116.804 e, a livello di classe dimensionale, vedono un netto margine di stacco per tre categorie: 72.391 ditte sono infatti composte dal solo titolare; 32.965 da 2 a 4 addetti (tra titolari e dipendenti); 9.179 formate da 5 a 10 addetti.
Si stima quindi che nel primo semestre di quest’anno si verificherà in Piemonte una riduzione pari a 650 imprese, così suddivise per classe dimensionale: – 386 fino a 1 addetto; – 145 da 2 a 4 addetti; -100 da 5 a 10 addetti; – 10 da 11 a 20 addetti; – 9 oltre i 20 addetti.
Nell’Astigiano alla stessa data le imprese sono 6.152, così suddivise per settore: 803 metalmeccaniche, 660 manifatture leggere, 262 manifattura varia, 2.782 costruzioni, 401 riparazioni, 345 trasporti, 318 servizi alle imprese, 581 servizi alla persona. La previsione a livello territoriale per il primo semestre 2021 è di un calo di 60 imprese, che arriverebbero a quota 6.092.
Tutto ciò si rifletterà ovviamente sul livello occupazionale. La forza lavoro nell’artigianato in Piemonte al 30 giugno 2020 si attesta su 240.650 addetti, di cui 130.824 autonomi e 109.826 dipendenti. Nell’Astigiano, nello specifico, si parla di 13.487 addetti (7.647 autonomi e 5.840 dipendenti).
Un dato che conferma, peraltro, il trend di progressiva riduzione del numero di addetti del settore, che nel 2007 si attestavano a quota 313.533, con una perdita complessiva di 72.883 posti di lavoro (-23,45%).

Il commento di Giorgio Felici

«Per le imprese artigiane in particolare – commenta Giorgio Felici, presidente di Confartigianato Imprese Piemonte – la riduzione del volume d’affari causato dalla pandemia si somma alle criticità conseguenti al carico fiscale, alle eccessive incombenze burocratiche, ai ritardi nei pagamenti da parte delle Pubbliche Amministrazioni». In risalto anche la difficoltà di accesso al credito, che si conferma come uno dei problemi delle piccole imprese.
«La situazione economica – conclude Felici – complicata dall’emergenza sanitaria, la cui cessazione non si verificherà certo in tempi brevi, rende indispensabile lo stanziamento di risorse adeguate a sostenere tutte le tipologie di imprese che hanno sofferto una contrazione del volume d’affari a causa del primo e del secondo lock down. Inoltre occorre, al fine di dare slancio alla nostra economia, un utilizzo di carattere strutturale delle risorse stanziate complessivamente dal Governo con i decreti Cura Italia, Liquidità, Rilancio, Semplificazioni, Agosto, nonché delle risorse europee del Recovery Fund di competenza dell’Italia».

L’analisi di Giansecondo Bossi

«Sicuramente – aggiunge Giansecondo Bossi, direttore provinciale di Confartigianato – la pandemia ha incrementato l’incidenza naturale delle cessazioni di attività che si verificano alla fine di ogni anno, dovute principalmente alla difficoltà di ricambio generazionale che riguarda un settore in cui non sempre i giovani hanno intenzione di inserirsi. L’incertezza e il calo di fatturato che ha segnato il 2020 i tutti i settori economici avranno infatti indotto chi è più avanti con l’età a decidere per la chiusura definitiva e la cessazione d’attività».
«A livello settoriale – continua – le imprese artigianali che sono state particolarmente danneggiate l’anno scorso a causa della pandemia sono state quello dell’agroalimentare (per effetto delle chiusure di bar e ristoranti e del lockdown che ha riguardato anche parte di loro), i servizi alla persona (parrucchieri, centri estetici) e i trasporti. Controcorrente, invece, l’edilizia, da anni in difficoltà, che potrà sicuramente beneficiare dell’aiuto che deriverà dall’Ecobonus al 110%, trainando tutti gli ambiti ad essa collegati. E, si spera, anche del rilancio delle infrastrutture, grazie all’utilizzo del Recovery Fund».

Elisa Ferrando

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