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Contratto fermo da 7 anni e mezzo, scioperano gli addetti alle pulizie

Venerdì la protesta dei lavoratori con contratto Multiservizi, organizzata dai sindacati Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil

Venerdì lo sciopero dei lavoratori con contratto Multiservizi

All’insegna dell’hashtag “#ContrattoAdesso” si terrà venerdì 13 novembre, per tutta la giornata, lo sciopero nazionale dei lavoratori a cui viene applicato il contratto Multiservizi, ovvero addetti alle pulizie (in grande maggioranza), al facchinaggio e a servizi vari.
A proclamarlo unitariamente le categorie sindacali Filcams Cgil, Uiltucs Uil e Fisascat Cisl, che sul territorio sono guidate rispettivamente dai segretari generali Mario Galati, Francesco Di Martino e Cristina Vignolo.
Anche se non sarà possibile scendere in piazza a causa delle restrizioni dovute all’emergenza sanitaria, l’astensione dal lavoro servirà a chiedere il rinnovo del contratto di lavoro scaduto da sette anni e mezzo.
«Lo scorso 19 ottobre – ricorda Francesco Di Martino – avevamo organizzato un presidio unitario sotto la Prefettura ad Asti (vedi foto in alto, ndr), seguito nei giorni successivi da analoghe manifestazioni a Torino e a Roma. Questa mobilitazione, tuttavia, non ha sortito alcun effetto. Le associazioni datoriali firmatarie del contratto (Anip Confindustria, Confcooperative Lavoro e Servizi, Legacoop Produzioni e Servizi, Agci Servizi, Unionservizi Confapi) infatti, non hanno nemmeno convocato un tavolo di discussione. Per questo abbiamo deciso di proclamare lo sciopero».

Le richieste dei sindacati

L’obiettivo dei sindacati è «tutelare i lavoratori del settore, principalmente addetti alle pulizie, impegnati da mesi in luoghi pubblici, dagli ospedali alle case di riposo, dai tribunali alle banche, con igienizzazioni e sanificazioni necessarie per contrastare i contagi da Covid-19. Eppure, a differenza di altre categorie, non hanno ricevuto alcuna premialità, nonostante lavorino a contatto con il virus e che le aziende per cui lavorano abbiano incrementato i fatturati, considerando che in questo periodo sono necessari più passaggi di pulizie e sanificazioni. Anzi, siccome gli scatti di anzianità, nel loro caso, sono legati ai rinnovi contrattuali, la retribuzione è ferma dal marzo 2013. Tra l’altro stiamo parlando di lavoratori con redditi già bassi, che negli anni hanno ulteriormente perso potere d’acquisto».
«L‘obiettivo finale delle associazioni datoriali – aveva dichiarato con preoccupazione Cristina Vignolo in occasione del presidio in piazza Alfieri – è quello di smantellare il contratto nazionale per modificare due punti centrali dal punto di vista normativo, più che economico. Ovvero, eliminare i primi tre giorni di malattia, a carico delle aziende; e l’articolo 4 in base a cui, quando avviene un cambio di appalto, l’azienda che subentra deve assumere i lavoratori alle stesse condizioni economiche e contrattuali precedenti».

Elisa Ferrando

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