Egregio Direttore,
sono sempre più convinto che l’Italia sia un Paese imprevedibile e, proprio per questo, inaspettatamente (per chi ci guarda dall’esterno) capace di uscire dalle proprie pastoie. Le vicende di questi ultimi giorni ne sono una conferma. Dopo che una sfilacciata, litigiosa e, a tratti, inconcludente classe politica ha chiuso, con due governi ad alterne maggioranze, ha chiuso un’esperienza lunga quasi tre anni, adesso il tutti contro tutti si è risolto, tranne una/due defezioni, in un “tutti con tutti”.
Collante il nuovo presidente del Consiglio incaricato professor Mario Draghi. Personalità di primaria statura professionale e morale, uomo dai sani fondamenti economici e principi legati all’internazionalizzazione e alla UE, fautore di interventi che hanno tenuto in piedi più di uno Stato europeo, è certamente la persona giusta al posto giusto. Ebbene, attorno a Draghi si è riunita quell’umanità portatrice di lobby, interessi elettorali e non. Orbene, questo governo nasce, dicono gli esperti, per “spendere” i 209 miliardi di euro del Recovery Found. I partiti chiedono al presidente incaricato una mancia: qualche ministro politico proprio per non restare a secco di visibilità. Draghi glielo concederà? Probabilmente sì, tenendo per i suoi uomini i dicasteri più importanti.
D’altronde, non abbiamo altre vie di uscita. Al professore Mario Draghi deve essere data fiducia: ce lo invidia il mondo, perché non “sfruttarlo” a casa nostra? Forza professore, siamo con lei.
E.Z.