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Calcio: il Canelli vince contro l'Asti
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Superlega, le critiche feroci e un calcio che non esiste più

Il Mondiale in Qatar, le assoluzioni dei “ricchi” club PSG e Manchester City sono solo alcuni esempi di come, in fondo, UEFA, FIFA e i creatori della Superlega, per quanto agli antipodi, si somiglino terribilmente

Il boom della domenica è stato sicuramente l’annuncio congiunto dei top club calcistici europei della neonata Superlega, che radunerà quindici partecipanti fisse e cinque squadre a invito in un vero e proprio campionato europeo. Una severa batosta e un’indubbia provocazione rivolta a UEFA e FIFA, che ha tra i suoi fautori il presidente della Juventus Andrea Agnelli e che ha scatenato discussioni e polemiche. Inutile affermare come si sia perso da tempo lo spirito del calcio romantico: in tanti si scandalizzano della mossa compiuta, invocando il rispetto dei tifosi e delle squadre “piccole”. Del resto la magìa dello sport sono e restano i “Cinderella Team”, quelle compagini capaci di stravolgere i piani e vincere a sorpresa, sopperendo con le idee e il cuore alle carenze di budget. Il Leicester, il Verona, sono esempi tangibili.

Senza dubbio la decisione di creare la Superlega è a doppia valenza: in primis sopperire ai conti in rosso dei club, segnati dalla pandemia e dagli ingaggi faraonici dei propri tesserati. In secondo luogo è un atto provocatorio di ribellione verso le “istituzioni” calcistiche, colpevoli spesso di concedere “briciole” (si fa per dire…) alle società.

Resta difficile bocciare un progetto sul nascere, per quanto faccia discutere: il rammarico per la constatazione che “i ricchi diverranno sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri” è indubbio, la monotonia di campionati dominati dai “grandi mercati” è un ulteriore punto decisamente critico. Non dobbiamo però al contempo dimenticare le mosse attuate negli ultimi anni: il Mondiale in Qatar, le assoluzioni dei “ricchi” club PSG e Manchester City sono solo alcuni esempi di come, in fondo, UEFA, FIFA e i creatori della Superlega, per quanto agli antipodi, si somiglino terribilmente. Vanno a caccia di denaro, per rendere ancora più ricco e altisonante il business calcio.

“Non siamo mica gli americani”, diceva una celebre canzone, in fondo però cerchiamo sempre più di somigliargli. A costo però di perdere un po’ di amore per lo sport romantico che ci ha fatto gioire e commuovere. Amore che però si è perso da tempo, non da domenica sera, come qualcuno prova a farci credere.

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Una risposta

  1. La neonata rischia di rimanere orfana. Il City ha formalizzato l’uscita e le altre 5 della Premiere League pare la seguiranno, l’Inter si è dichiarata non più interessata. Non dimentichiamo che chi foraggia questa super league è una banca e le banche non sono enti di beneficenza, quel conto qualcuno lo dovrà pagare. Al momento sono 11 anni che una squadra italiana non vince una champions e da quando la coppa Uefa si chiama Europa League non l’abbiamo mai vinta…l’ultima vittoria in Coppa uefa è del 1999. Vogliono risollevare i loro conti in rosso ? Inizino a dare stipendi meno scandalosi ai cosidetti top player e mettano un freno ai procuratori, che spesso costano alle società più dei calciatori stessi.

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