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Beati coloro che credono nella giustizia, perché saranno saziati

“Beati coloro che credono nella giustizia, perché saranno saziati”. Questo é quello in cui ha sempre creduto nostro padre, ma la giustizia terrena non sempre esaudisce le nostre aspettative.

Questo trafiletto a lutto caldo è roba miserrima. Non ci capacitiamo, di come un “giornalista” in un momento così doloroso per una famiglia, che piange un padre e un marito, si sia arrogato il diritto di vomitare questo articolo che non ha nemmeno fatto la fatica di scrivere, ma che si è solo limitato a copiare e incollare da dati di archivio. Certo non pretendevamo che avesse il coraggio di affermare: “IL RE è NUDO!” sapendo che tutti gli astanti erano abbacinati dall’ipocrisia delle convenzioni. Il giornalista in questione non è il bimbo della fiaba.

Il signor… (non c’è firma) rivanga invece fatti di cronaca avvenuti trent’ anni fa in cui furono coinvolti i nostri genitori. Rimangono solo le sue considerazioni da beghina, per le quali non prova, anche solo ipotizzare, una versione diversa dei fatti. La cosa più rapida, semplice e d’effetto è rimettere in moto la macchina del fango, tirando fuori “lo scandalo, la sentenza che condannò i nostri genitori.

Sentenza, che ci sentiamo di definire per lo meno “PRESUNTA”, visto i tempi e le condizioni in cui fu emessa. La riteniamo oltretutto una mossa meschina e ipocrita perché insinuata come estremo saluto alla memoria di nostro padre; così, di botto, senza senso. Poche sono le persone che hanno creduto o credono ancora alla loro colpevolezza. In cuor nostro come famiglia e cerchia di amici più stretti sappiamo come sia stato tutto orchestrato ad arte da chi ai tempi aveva interesse a sovvertire le dinamiche di ruolo.

Abbiamo assistito e abbiamo ascoltato le persone morse dal rimorso per le loro testimonianze, i racconti di come siano state trascinate e minacciate a loro volta. Ma soprattutto la nostra domanda è: “Cosa c’entra la vicenda giudiziaria di nostra madre con la morte di nostro padre?” Questo trafiletto è pura cattiveria, la cronaca è ben altra cosa, se la vostra intenzione era ricordare il dottor Ercole Armato, sostituto procuratore della Repubblica di Asti, ci sarebbe stato ben altro da dire sia riguardo il suo lavoro, ma soprattutto chi era, come fosse considerato da tutte le persone che lo hanno conosciuto, frequentato e amato, una persona umile, giusta, disponibile, generosa e dolce.

UNA BRAVA PERSONA. L’unica colpa che ci sentiamo di dare ai nostri genitori é quella di aver creduto troppo nella giustizia e a noi figli di non aver lottato abbastanza per ottenerla.

Il direttore risponde:

Le vicende, ancorchè quando toccano la sfera del personale in momenti di vita difficili, sono sempre fonte di pena, di sofferenza, talvolta di angoscia. I racconti narrano le storie, la cronaca recensisce l’accaduto. È un percorso al quale nessuno si sottrae. I fatti lasciano il segno. A nessuno, men che meno a chi divulga notizie in buona fede, il compito di giudicare: ci sono altre sedi, terrene e non, deputate a ciò. Ma, rimanendo nell’ortodossia dei fatti seppur più o meno lontani, il forte “rimprovero” che emerge sa di debolezza: il ricordo di un padre di famiglia non si affievolisce, mai. Rimangono le cronache.
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