Una presentazione un po’ insolita quella che è avvenuta venerdì al Teatro Alfieri per la Fiera del Tartufo che si terrà nel prossimo week end.
Perchè è stata seguita dal folto drappello di uomini e donne insignite del riconoscimento di “Patriarchi delle Terre del Tartufo e dei grandi Vini” consegnato dall’assessore Loretta Bologna e da Pier Ottavio Daniele.
Sono prevalentemente cuochi e cuoche dei ristoranti più importanti e storici dell’Astigiano grazie ai quali la cultura del buon mangiare e del buon bere ha fatto strada. Sono fra gli artefici di quell’immagine di “buon posto” che sempre di più accompagna l’Astigiano.
Questi i premiati
Pina e Piero Fassi, due fari della gastronomia astigiana che hanno onorato nei tanti anni di gestione dello stellato Gener Neuv. Viene riconosciuta a loro e all’intera famiglia la passione per il vino e il cibo di eccellenza oltre che per quell’autentico spirito di astigianità che Piero ha racchiuso in una battuta: «Noi astigiani siamo magnifici». Con buona pace di tutti gli altri.
Mariuccia e Piercarlo Ferrero, titolari del ristorante San Marco di Canelli, per trent’anni fra gli stellati Michelin sono stati scelti per la ricerca, l’esperienza e la tradizione sempre profusi nel loro ristorante dove si possono assaporare storie di passione per il bello e il buono. E hanno contribuito fattivamente allo sviluppo del turismo internazionale a Canelli.
Altra coppia di ferro dell’enogastronomia astigiana è quella formata da Mariuccia e Carlo Bologna premiati per la loro storia d’amore che affonda le radici nella convivialità perchè, come ha detto Mariuccia parlando di tartufi: «Il tartufo è tanto più buono quanto più viene gustato in compagnia senza musoni al tavolo».
Altra Mariuccia della ristorazione quella in coppia con Franco Strocco del ristorante Cà Mariuccia di Tigliole, anche loro uniti da una grande intesa che consente di portare nel loro ristorante grandi numeri di persone che mangiano all’insegna dell’amicizia e della tradizione. Con una rivelazione sul tartufo di Mariuccia: «Sempre più clienti ci chiedono la “grattatina” sullo zabaione oltre che sui piatti più classici».
Piera e Renato Cirio sono arrivati da Cessole a ritirare il premio, dal loro ristorante Madonna della Neve cui si riconoscono i migliori piatti di agnolotti al plin serviti “in purezza” sul tovagliolo, così come vuole la tradizione. Grazie alla loro sapienza in cucina, nel piccolo paese di Langa astigiana arrivano turisti da tutto il mondo e, se ascoltano il consiglio di Piera, il tartufo lo gustano su un piatto di buona carne cruda all’albese.
Donna di cucina e di cultura anche Anna Torrero Bardone, del ristorante “Da Bardon” che con la sua energia, tenacia e giovialità ha tramandato i sapori culinari a figli e nipoti. E per lei il tartufo va rigorosamente gustato su un piatto di tajarin.
E’ una coppia che ha fatto del cibo professione e cultura ma non nella cucina di un ristorante. Fra i Patriarchi, Caterina e Giorgio Calabrese, premiati per il loro lavoro di ricerca e divulgazione scientifica che ha contribuito a far conoscere le eccellenze locali a livello mondiale.
Il tartufo non potrebbe essere il prodotto così idolatrato se non ci fossero trifulau e tabui che “battono” i luoghi segreti in cui nasce. Per questo motivo uno dei riconoscimenti è andato a Piero Botto per il suo attivismo come presidente dell’associazione trifulau ATAM e grazie al quale tanti giovani si sono avvicinati a questo mondo. Lui, prima di essere presidente Atam è un esperto trifulau e insieme a Peter, il suo tabui, non si arrende a questa annata avara e continua a cercare anche in profondità.
C’è anche un professore fra i premiati: Piercarlo Grimaldi, “dotto e sensibile” come è scritto nella motivazione di un uomo che ha saputo divulgare il territorio nel migliore dei modi. Con un grande lavoro di candidatura del tartufo a Patrimonio dell’Unesco.
Uomini di tartufi ma anche di vini, come Piero Bava, un “ragazzino” di 90 anni profondo conoscitore di vini e vermuth ancora saldamente alla guida di due aziende vinicole dal respiro internazionale del calibro di Bava e Cocchi.
Come un “eterno ragazzo del vino” è stato presentato Michele Chiarlo, grazie al quale la Barbera d’Asti si è diffusa nei ristoranti d’America. Anche lui, da venerdì, è un Patriarca del Vino.
Riconoscimento che, a nome di tutti gli agricoltori astigiani, è andato anche alle organizzazioni agricole Coldiretti, Confagricoltura e Cia insieme a tre premi alla carriera ad altrettanti giornalisti: Renato Botto, di Ansa Piemonte, Carlo Ottaviano di Vie del Gusto e Gambero Rosso e Fulvio Lavina, fino a qualche settimana fa direttore della redazione astigiana de La Stampa.
(Fotoservizio Billi)