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Nel Consiglio aperto un coro di voci contrarie alla tangenziale Sud/Ovest e si torna a parlare del pelobate fosco [fotogallery]

Tanti gli interventi di cittadini, associazioni e agricoltori contro l’ipotesi del tracciato giallo «che devasterà uno degli ultimi polmoni verdi di Asti»

Ad Asti, un Consiglio comunale aperto agli interventi di cittadini e associazioni ha permesso, martedì sera, di chiarire (o in certi casi ribadire) alcuni concetti chiave sull’intricata vicenda del progetto Caso, acronimo di Collegamento Asti Sud Ovest. Un dibattito fiume, animato da prese di posizione che, in larga parte, hanno tentato di spiegare all’amministrazione Rasero che costruire la tangenziale Sud/Ovest (in molti sono tornati a chiamarla con il suo vecchio nome, molto più intuitivo) nell’ipotetico tracciato giallo sarebbe un grave errore.

Con una premessa e una chiosa fatta dallo stesso sindaco Maurizio Rasero: «Questo Consiglio aperto non deciderà assolutamente nulla, non presenteremo ordini del giorno che diano un indirizzo all’amministrazione, ma vogliamo sentire ulteriori punti di vista. In entrambi i miei programmi c’è sempre stato il collegamento Sud/Ovest, quindi questo “percorso” si conosce da tempo. Oggi non siamo chiamati a scegliere un tragitto, ma l’Anas ha fatto uno “studio leggero” e ci ha fornito una serie di tracciati chiedendoci di darle un’indicazione di quello che preferiamo per completare tutti i calcoli mancanti. Avremo modo di chiedere approfondimenti su un tracciato e quindi ci dovrà essere un momento in cui in Giunta si prenderà una decisione. Ma, ribadisco, nulla è stato deciso».

Dodici ospiti hanno usato i loro 5 minuti per spiegare i pro (emersi in soli due interventi) e i contro della tangenziale Sud/Ovest rispetto a interventi multipli, meno impattanti e costosi, che creino nuove arterie di sfogo del traffico.

L’Unione Industriale e i Costruttori chiedono di realizzare l’opera

Sono stati i primi due interventi in aula, quello di Andrea Amalberto (Presidente dell’Unione Industriale di Asti) e di Carlo Fornaca (ai vertici del Gruppo costruttori dell’Unione industriale e presidente della Casa Edile) a sostenere l’importanza strategica dell’opera. «Non entro nel merito dei costi o dove debba passare il tracciato, ne faccio una disquisizione da cittadino – osserva Amalberto – Ci sono orari nei quali se uno esce in strada è pieno di traffico, non riusciamo a percorre corso Don Minzoni e ci sono molti camion. Io credo che il traffico sia un problema, ma se sono titolare di un’attività commerciale del centro avrei anche piacere che la gente riuscisse ad arrivarci per fare le sue spese. Sicuramente abbiamo l’inquinamento e una soluzione va trovata, ma mi spiacerebbe che non venisse fatta la tangenziale solo perché non sappiamo bene dove farla passare anche se sicuramente qualcuno avrà dei problemi». Secondo Fornaca la tangenziale darebbe vantaggi alla città dal punto di vista economico, viabile (togliendo mezzi in transito ci sarebbe più spazio per creare piste ciclabili), in termini di sicurezza e sotto il profilo ambientale.

Le voci dei contrari al collegamento Sud/Ovest

Molti di più sono stati gli interventi di persone, agricoltori e allevatori, residenti e associazioni ambientaliste che hanno ribadito un secco no alla costruzione del tracciato giallo, il più probabile tra i cinque previsti dall’Anas, che andrebbe a impattare (il termine più volte usate è devastare) una delle ultime zone verdi di Asti, tra Valle San Pietro, Borgomale, Variglie e la piana del Tanaro con tunnel e viadotti, senza considerare una considerevole colata di cemento.

Ne è convinto Cesare Quaglia (agricoltore specializzato nel biologico ed esponente dell’associazione AstiLab) che ha focalizzato il suo intervento sui danni, inevitabili, che il tracciato giallo creerà a zone rurali e a varie aziende agricole. «Tutto il terreno che sarà occupato dal progetto è suolo fertile che non potrà essere recuperato – spiega – Per scavare il tunnel di 1,5 km sotto la collina si dovranno spostare almeno 500.000 metri cubi di terra con oltre 35.000 camion in giro per Vallarone e corso Alba». Timori, quelli di Quaglia, ribaditi e ancora più evidenziati da Marco Demaria (WWF), Angelo Rossi (Lipu) e Angelo Porta (Legambiente Piemonte e Valle D’Aosta). «La zona interessata dal tracciato impatterà sul parco di Belangero nella piana di San Marzanotto proprio dov’è in corso il progetto “Life Insubricus” sul pelobate fosco – ricorda Demaria – Lì vive un rospo in grado di garantire la biodiversità delle zone umide, ma l’idea stessa della tangenziale dev’essere cancellata perché, oltre a portare devastazione ambientale e ai terreni agricoli, è anche antistorica. Sarete ricordati non per le grandi opere che fate, ma per quelle intelligenti». Rossi ha sottolineato che «il famoso rospo l’abbiamo noi e dobbiamo conservarlo perché è un bene per tutta l’Unione Europea» mentre Porta ha criticato nel dettaglio i dati forniti dall’Anas: «Manca un’analisi sul traffico dell’A21 da Asti Est e Asti Ovest e ci servirebbe molto sapere quanti veicoli transitano. Per quanto riguarda i veicoli che transiteranno in meno su corso Savona (dopo la realizzazione dell’opera ndr) Anas indica dal 27 al 34% di traffico in meno, ma di quello che ci sarà nel 2030».

Per  Daniele Allara (Movimento Stop al Consumo del Territorio e Salviamo il paesaggio ed esponente di Asti Cambia) la chiave di volta dovrà essere un diverso approccio alla mobilità per ridurre i mezzi che entrano nel centro urbano. «I 104 milioni del Cipess sarebbero comodi per realizzare una metropolitana leggera con le linee sospese dei treni, le piste ciclabili a rete e un piano di educazione alla mobilità sostenibile rivolto alla cittadinanza. Il consumo di suolo – incalza Allara – arreca un danno permanente all’ambiente e ricordo che il suolo è uno strumento essenziale per contrastare il cambiamento climatico».

L’eventuale tracciato giallo creerebbe non pochi problemi a imprenditori e cittadini del quartiere di Bellavista che si sono fatti sentire in aula per spiegare le loro ragioni. «Con questo progetto si semina solo distruzione e impatto sul territorio – racconta Domenico Viarengo (titolare di un noto allevamento di bovini in corso Alba) – Se fosse realizzata la tangenziale perderei il 70% dell’azienda, le mie figlie dovrebbero cercarsi un altro lavoro, ma anche per me sarebbe la fine e dovrei andare a fare altro». A nome dei residenti di Bellavista, quartiere dove si trova la clinica Sant’Anna e a ridosso del quale sarebbe costruito il tracciato giallo della tangenziale, ha parlato la maestra e mamma Giulia Piantadosi. «Bellavista è un quartiere di bambini, sono ovunque e giocano all’aperto tutto l’anno. Questi bambini – spiega – respireranno tutto il Pm10 prodotto dal passaggio dei mezzi in tangenziale, proprio dietro ai nostri alloggi. Mi chiedo come un’amministrazione comunale che dovrebbe investire sul futuro, quindi anche sui bambini, possa immaginarsi di andare a distruggere l’ambiente, danneggiare un territorio a vocazione contadina, devastare l’area dove vive il pelobate fosco e bucare una collina alle porte dell’Unesco».

A queste parole si sono aggiunte quelle di Paola Barberis (residente a Borgomale) che ha invitato il sindaco a portare a termine opere già iniziate, come il prolungamento di via Ecclesia, riaprire lo svincolo chiuso della tangenziale sud oppure «investire per pagare il passaggio dei camion dal casello di Asti Est ad Asti Ovest come avveniva una volta». Contrarietà al tracciato giallo che passerebbe su zone agricole e aree verdi è stata ribadita, inoltre, da Monica Monticone (Presidente provinciale della Coldiretti e agricoltrice di Variglie). «Tutti i giorni arrivano turisti nella zona dove dovrebbe passare la tangenziale per scoprire le nostre aziende e i nostri prodotti. Non siamo contro un’opera che vada ad alleggerire il traffico, – rimarca Monticone – ma non possiamo accettare il tracciato giallo che andrebbe a colpire le nostre aziende e a danneggiare un polmone agricolo alle porte della città».

A prendere la parola per ultimo è stato Giorgio Caracciolo (rappresentante del Comitato “No Caso). Quest’ultimo ha ripercorso la storia delle varie battaglie contro i diversi progetti di tangenziale, da quello più impattante proposto 20 anni fa ai tempi dell’amministrazione provinciale Marmo, fino ai cinque previsti dall’Anas. «A parte che leggendo i giornali ci sembra che le priorità di questa città siano altre, ma secondo voi Alba è diventata famosa e ricca grazie alla sua tangenziale? No, grazie a imprese come Ferrero, Miroglio o per i tartufi. Come potrà la tangenziale Sud/Ovest far riaprire i negozi del centro? È vero che il sindaco ha inserito il collegamento Sud/Ovest nel programma elettorale, ma non ha scritto che, come detto dalla stessa Anas, la realizzazione di questi tracciati non aiuterebbe a ridurre il traffico urbano».

Il dibattito tra i consiglieri comunali

Terminati gli interventi degli ospiti, la parola è passata ai consiglieri comunali che hanno animato un vivace dibattito sull’utilità o meno della nuova tangenziale. Le voci dei consiglieri di minoranza sono state d’accordo nel definire l’opera costosa, inutile per migliorare il traffico cittadino, un’idea di sviluppo vecchia e che non tiene conto del fatto, ha osservato Mauro Bosia (Uniti si può) «che l’Astigiano perderà 20.000 abitanti prima che l’opera sarà inaugurata». Bosia ha acceso una luce su quello che considera il vero problema da risolvere: «Questa provincia deve affrontare un disastro idrogeologico enorme che aumenta dopo ogni pioggia. Facciamo un piano contro questo dissesto, che provoca anche la chiusura di strade, non pensiamo alla tangenziale».

E se Michele Miravalle (Pd) ha rilanciato la richiesta di pensare a un collegamento leggero lungo il Borbore, «tenuto conto che i soldi previsti per il Caso serviranno a costruire circa la metà dell’opera», Gianfranco Miroglio (Verdi Asti), Mario Malandrone (Ambiente Asti) e Roberto Migliasso (Prendiamoci Cura di Asti – Asti Oltre) hanno focalizzato i loro interventi parlando di traffico e abitudini dei cittadini, che sono da cambiare, della necessità di realizzare opere leggere tra i quartieri e hanno chiesto di mettere al centro del dibattito la salute dei cittadini, minata dallo smog, sempre partendo da dati precisi e da un Piano del Traffico che ancora manca.

Contro l’opera si è espresso Massimo Cerruti (Movimento 5 Stelle) «perché costerebbe 50 milioni di euro al chilometro e tanto basta per dire che non si deve fare». «Quando il sindaco afferma che in questo Consiglio aperto non si decide nulla – aggiunge – è perché temo che sia già tutto deciso». Da parte dei consiglieri del Pd Roberto Vercelli, Luciano Sutera, Maria Ferlisi sono state spiegate una serie di criticità e opposizioni tecniche sulle ipotesi al vaglio del Comune, rilanciando alternative come riaprire lo svincolo tra San Fedele e la tangenziale, costruire un collegamento leggero da Bellavista ad Asti Ovest su via Urbani, terminare il prolungamento di via Cuneo e quello di via Torchio, oltre la ferrovia, fino a Quarto. «L’importante è analizzare questa situazione liberi da ogni condizionamento politico» hanno ribadito Valter Saracco e Paolo Crivelli (Prendiamoci Cura di Asti).

Tra i consiglieri comunali, l’unica voce a favore dell’opera, che ha parlato a nome di tutta la maggioranza, è stata quella di Renato Berzano. «Stiamo toccando vite e situazioni particolari che meritano la massima attenzione, ma abbiamo anche l’obbligo di realizzare un programma elettorale ribadito due volte. Dobbiamo dare un’alternativa ai passaggi di auto e mezzi dentro la città, – spiega – e fino ad oggi non è stato fatto perché mancavano i finanziamenti. Questa opportunità non può sfuggirci, ma contesto quando sento che tutte le decisioni sono già state prese perché, se cosi fosse, avremmo portato la pratica in Consiglio approvandola a maggioranza. Abbiamo le nostre idee, ma siamo qui per ascoltare il parere dei cittadini con il massimo rispetto».

[foto servizio Billi]

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