Il testo che segue fu scritto da Enrica Jona (qui sotto in una foto d’archivio de La Nuova Provincia scattata da Macio Accomasso) sulla rivista Asti del 1965. Una paginetta appena nello stile asciutto e preciso che fu proprio della professoressa, fra i pochissimi sopravvissuti astigiani ai campi di sterminio.
Un documento importante, quello che segue, perché riporta, come in un censimento alla memoria, i nomi delle famiglie ebree astigiane vittime dell’Olocausto.
«Nel primo pomeriggio del 2 dicembre 1943 nella nostra città, gli israeliti che, o per esserne per vari motivi impossibilitati o perché ancora ingenuamente fiduciosi in una sia pur limitata protezione da parte del governo italiano, non avevano cercato rifugio, venivano dichiarati in arresto dalla polizia fascista, portati in Questura, quindi rinchiusi in un locale della città (ovvero un intero piano del Seminario Vescovile n.d.r.).
Un primo gruppo partì da Asti per destinazione ignota nel febbraio del 1944: alcuni appartenevano alla Comunità di Asti: Jona Marianna, Jona Benvenuta, Guido Luzzati, Levi Anita ved. Scalzotto; erano invece ospiti della città come sfollati Ines Sacerdote Segre, Emma Sacerdote (madre e figlia), Foa Italo, Estella Foa Luzzati, Guido Foa (padre, madre e figlio di otto anni), Giorgina Debenedetti, Ada Osimo, Alice Debenedetti. Vi erano pure tre jugoslavi da parecchi mesi qui internati: Lisa Dresner, Fedor Rozaj, Katilio Levi.
Un secondo gruppo partì in maggio. Appartenevano alla Comunità di Asti: Leopoldo Jona, Olga Jona Levi, Enrica Jona, Clelia Vitale ved. Foa, Ada Della Torre ved. Luzzati, Regina Della Torre, Prima Colombo, Emilia Segre ved. Jona, Regina Ghiron ved. Segre.
Si trovavano in Asti come sfollati Alberto Colombo, Estella Colombo, Amerigo Colombo, Ottavio Segre, Dolce Ghiron.
Complessivamente i deportati da Asti furono una trentina .
La lapide posta all’entrata del Tempio in via Ottolenghi ricorda quelli che non ritornarono (e ritornammo in tre) insieme con altri di origine astigiana arrestati e deportati da altre città: Rita Colombo, Elda Colombo, Simone Vitta, Giuseppe Sacerdote, Jolanda De Benedetti, Enrichetta Debenedetti, Sara Levi, Eugenio Debenedetti, Lea Ghiron Sacerdote, Rosetta Levi, Sergio Sacerdote, Sabato Sacerdote, Claudio Sacerdote, Estella Sacerdote, Giuseppe Polacco, Faustina Artom Borgetti, Ernestina Sacerdote Borgetti, Regina Coen, Federico Levi, Ester Levi ved. Segre, Luigi Jona, Ilka Jona, Ruggero Jona, Raimondo Jona, Camillo Sacerdote. Anche fra questi vi erano vecchi e bambini.
La prima tappa fu per alcuni il carcere di Milano, per altri quello di Torino, poi un mese nel campo di Fossoli (Modena).
Fu un mese in cui si alternarono speranze a stati di depressione e pessimismo: purtroppo questi avevano ben ragione di essere: il primo gruppo nello stesso mese di febbraio, il secondo, nel quale c’ero io, il 26 giugno, lasciava il campo, svuotato dagli ebrei “puri” per lasciare psoto ad altri. Un lungo treni merci ci raccolse alla stazione di Carpi per portarci con un viaggio di sei giorni, stipati, sporchi, affamati e assetati nel lager di Birkenau-Auschwitz.
Scesero con me all’arrivo (il treno ci portò direttamenete nel lager attraverso la famigerata porta “Arbeit macht frei”, “il lavoro rendere liberi”) tutti quelli che con me erano partiti da Asti ma l’unica che entrò a piedi nel campo (perché ritenuta ancora utile per il lavoro) fui io.
Gli altri, ammassati sui camions, vennero portati nelle camere a gas».
Enrica Jona
5 risposte
Che si perpetui questo ricordo di un’atrocita’ che non sarà mai condannata abbastanza
Una testimonianza terribile da non dimenticare MAI.
A proposito della memoria, perchè ad Asti non sono state collocate “pietre da inciampo” ?
Sarebbe una bella proposta da fare al sindaco.
Si resta attoniti di quanto possa essere brutale, crudele e maligno l’essere umano. Che le vittime innocenti riposino in pace, Martiri per la nostra libertà. Che i carnefici espiino le loro colpe in eterno ovunque essi siano.
Diffondiamo per non dimenticare e per non rivivere quelle situazioni.